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“Torino pubblica e privata”. Mario Gabinio e Carlo Mollino | Club Fotografia

“Torino pubblica e privata”. Mario Gabinio e Carlo Mollino

di Elisabetta Spinelli

Le polaroid di Carlo Mollino ricostruiscono il lato erotico della vita privata della città. Che appare invece borghese, seriosa e indaffarata nei bianchi e neri urbani di Mario Gabinio.

Foto di Carlo Mollino (fonte: Internet)

Pregevole serie di polaroid a soggetto erotico di Carlo Mollino (Torino, 1905-1973) risalenti agli Anni Sessanta che, assieme agli ancor più datati scorci torinesi in bianco e nero di Mario Gabinio (Torino, 1871-1938), compongono l’idea di affiancare due rappresentazioni della città così distanti, sia nel tempo che nel soggetto, quasi che l’una potesse completare l’altra, trovando nelle fotografie di Gabinio delle coordinate cittadine precise ai boudoir di Mollino, mentre queste ultime animano eroticamente gli interni dei palazzi borghesi, ricostruendo la vita privata e segreta di una città che, già negli Anni Venti, appariva troppo seriosa.

Sono immagini della città prima del grande boom, legate soprattutto allo sviluppo dell’industria automobilistica. Ancora oggi alcune zone sono rimaste pressoché immutate, mentre altre sono così cambiate che viene difficile riconoscerle nell’attuale fisionomia urbana.

L’attività fotografica di Gabinio – sviluppata per assecondare la propria passione per l’alpinismo, inizia nell’ultimo decennio dell’800 ed é documentata da diversi paesaggi di montagna – focalizza gli aspetti della città e della vita nella strada, colti in ambito di ordinaria quotidianità.

Foto di Carlo Mollino (courtesy of undo.net)

Di contro gli scatti di Mollino – ambientati in interni raffinati e realizzati prevalentemente negli anni ‘60 con stile ed eleganza dal versatile architetto torinese – rappresentano una realtà intima e privata che vede protagoniste le sue modelle, raffigurate in pose languide e sensuali. Sono immagini che colgono il lato privato e personale di una città che, allora come adesso, ha sempre mantenuto un aplomb riservato ed intimo. Il linguaggio fotografico di Mollino – in particolar modo nella polaroid, nel cui uso è stato un precursore – si basava su un allestimento molto accurato e teatrale, che cominciava dalla ricerca delle ragazze e dei costumi più adatti, continuando con l’ideazione artificiosa delle pose, nello studio del set e dell’illuminazione.

fino al 28 aprile 2012 alla Galleria In Arco in Piazza Vittorio Veneto 3, a Torino

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