Capire la luce naturale. La qualità: luce morbida e luce dura.
“The artist vocation is to send light into
the human heart.” (Robert Schumann)
di Antonio Lo Torto
La luce ha forme e qualità molto differenti tra loro. Capire queste differenze e usarle a proprio vantaggio è la chiave per diventare dei fotografi più bravi. Personalmente, ritengo che il modo migliore per incrementare le proprie abilità di padroneggiare la luce sia quello di partire dalle basi, dalla luce naturale.
In questa serie di tre articoli affronteremo la questione della luce naturale, focalizzando la nostra attenzione sulle modalità con cui questa agisce sui nostri soggetti. In particolare:
- esamineremo la differenza tra luce dura e luce morbida, valutando i pro e i contro dell’una e dell’altra;
- cercheremo di capire come usare il colore nel modo più adatto ai nostri scopi;
- impareremo quanto la direzione e l’intensità della luce siano importanti nella realizzazione di un’immagine.
Persino nel caso in cui siate dei navigati fotografi di studio, abituati a padroneggiare flash e luci continue per motivi di lavoro, troverete sicuramente utili i nostri consigli. Imparare a gestire la luce naturale vi tornerà sempre utile, prima o poi. Qualunque genere di fotografia sia nel vostro obiettivo: dal ritratto al panorama.
Il grande George Eastman, fondatore della Kodak, era solito dire: “Amate la luce. Ammiratela. Veneratela… In ogni caso e comunque sia, cercate di capirla. Questa è la chiave per diventare dei grandi fotografi!“. E lui ne capiva di fotografia, statene certi…
La qualità della luce: luce dura e luce morbida
Abbiamo parlato di qualità della luce in tante occasioni. Specialmente nella nostra serie sul ritratto fotografico.
La luce morbida si caratterizza per i suoi “toni pacati”, la carenza di ombre nette e la contenuta differenza tra le aree chiare e scure di un’immagine.
Sembrerà bizzarro ammetterlo, ma la qualità dell’illuminazione – morbida o dura – dipende, oltre che dall’ora del giorno e dal periodo dell’anno, anche da dove vi trovate… sulla faccia della Terra. Al Polo Nord, ad esempio, ottenere un’illuminazione naturale morbida sarà molto difficile, se non impossibile. I raggi solari sono troppo inclinati rispetto alla superficie terrestre.
In ogni caso, alle nostre latitudini, il fattore determinante in questo senso sono sicuramente le condizioni atmosferiche e l’ora in cui scattate.
In una giornata tersa e senza nubi, a causa della luce solare che, per caratteristiche fisiche, altro non è che una gigantesca lampadina ben direzionata, poco diffusa e altrettanto ben posizionata sopra la nostra testa, gli unici momenti buoni se siamo alla ricerca della luce morbida saranno all’alba, prima del sorgere del Sole, e subito dopo il tramonto: ai confini del giorno, insomma. In mezzo a questi due intervalli (nelle ore diurne, ovviamente) troverete condizioni di luce morbida esclusivamente sotto a un cielo coperto, in una giornata nuvolosa o nebbiosa in stile milanese.
Nota bene: la luce morbida non è sempre l’ideale per ogni tipo di ritratto. Dipende tutto dal messaggio che vogliamo comunicare (in termini di emozioni e stati d’animo, per intenderci). Un altro problema potrebbe essere la scarsità d’illuminazione in queste particolari condizioni di luce naturale. Per evitare risultati indesiderati, nel senso di immagini mosse o sfocate, state attenti al tempo di scatto! Meglio aprire un po’ di più il diaframma.
La luce dura, invece, si caratterizza per i livelli, particolarmente intensi, di luminosità della fonte, per la profondità e la lunghezza delle ombre e, in generale, per la grande differenza tra le aree chiare e scure presenti sulla scena. In termini di colore, una luce dura tenderà a saturare maggiormente il cromatismo dell’immagine, addirittura rinforzando l’intensità dei toni naturali: i colori marcati lo sembreranno ancora di più.
Le ore centrali di una giornata soleggiata e priva di copertura nuvolosa risulteranno sicuramente quelle più adatte per scattare fotografie con questo tipo d’illuminazione. Con luce dura il contrasto tra ciò che è chiaro e ciò che è scuro verrà ancora più accentuato e le cose chiare appariranno ancora più chiare di quello che sembrano ad occhio nudo (e viceversa)… ma va bene così. E’ quello che cerchiamo alla fin dei conti.
Nota bene: del grande contrasto generato dalla luce dura abbiamo detto in sede di esposizione corretta e di tono medio. Contrariamente al sofisticatissimo “sistema esposimetrico” del nostro occhio, le fotocamere non sono in grado di pensare e… compensare. Non sanno cosa voi state fotografando e nemmeno conoscono come voi vorreste che fosse l’immagine finale. Pertanto, in situazioni di forte illuminazione naturale diretta il pericolo incombente è sempre quello di cui abbiamo parlato nel caso di fotografia sulla neve: perdita dei dettagli, “bruciatura” delle alteluci, ecc.
Alcuni fotografi alle prime armi pensano, erroneamente, che il problema sia dovuto alla loro incapacità (sempre che abbiano il buon senso di ammetterlo), ma non è sempre così. Infatti, una volta compresa la dinamica del problema, verrà naturale capire certi “errori”, per ora, non si possono evitare. Anche se le cose stanno cambiando… leggete qui.
Scordatevi della “luce migliore”!
Proprio a causa di quanto abbiamo detto molti fotografi, anche professionisti, si guardano bene dallo scattare immagini in condizioni di luce dura. Sembra incredibile, ma è così. Essi, infatti, evitando ombre e contrasti come la peste, svolgono il proprio lavoro esclusivamente con luce naturale morbida che, a loro giudizio, trovano “molto più piacevole e meno stressante per l’occhio”. Non sono d’accordo.
Se in testa avete un’idea, una storia da raccontare, e la luce dura risulta imprescindibile ai vostri scopi, come potete farne a meno? Come abbiamo visto, ogni tipo di luce naturale ha le sue caratteristiche specifiche: mentre un’illuminazione morbida potrebbe servirci per descrivere la “tenerezza” di una coppia di sposi, potrebbe risultare molto meno indicata quando il soggetto del nostro ritratto è un tipo muscoloso che scarica casse sulla banchina di un porto. Meditate gente, meditate.
Pianificate. Anziché farvi trascinare dagli eventi provate a pianificare il vostro lavoro in base a delle caratteristiche precise. Ascoltate le previsioni del tempo e gettate un occhio alle ore di alba e tramonto. Cioè, se avete bisogno di condizioni di luce morbida perché state realizzando un reportage di matrimonio, con la pianificazione strategica del lavoro saprete esattamente dove dovrete trovarvi per portarlo a termine in base ai vostri piani. Che poi le cose vadano esattamente come vi siete proposti questo io non lo so… ma d’altronde questa è la vita! L’uomo propone, poi è Dio che ci pensa…. In ogni caso non dormite, né cazzeggiate! Almeno potrete dire di averci messo dell’impegno e della buona volontà. Infatti, nonostante tutte le buone intenzioni di questo mondo e tutti i bollettini meteo (più o meno accurati) sappiamo bene che il tempo, spesso, è capriccioso, specialmente in certe stagioni e in certe aree geografiche.
Prima di proporre un paio di esercizi utili, concluderemo ricordandovi di non limitare il vostro operato ad un esclusivo tipo d’illuminazione naturale: sia la luce morbida che quella dura sono ottimi strumenti, essenziali, se quello che vogliamo fare è raccontare una storia con le immagini, in tutte le sue sfaccettature. Non dimenticatelo.
Esercizio #1 – Ritratto: sovraesporre in condizioni di luce diretta dura
- Quando? In un pomeriggio di sole
- Dove? In una qualsiasi location all’aperto: un parco pubblico, un sito archeologico, il vostro giardinetto dietro casa, ecc.
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Sovraesposizione in condizioni di luce dura (ph.: Oded Wegestein, courtesy of http://digital-photography-school.com)
Come? Prendete il vostro modello/a e inquadratelo come desiderate. Mettete a fuoco la situazione cercando di capire se le ombre create dall’illuminazione diretta dei raggi solari sono sufficientemente intense da oscurare gli occhi e/o altri particolari significativi del vostro soggetto (specialmente i lineamenti del volto). Settate la fotocamera sulla modalità in Priorità di diaframmi e sovraesponete di 1/1,5 stop o di quanto richiesto dal caso. In ogni caso, nell’immagine finale gli occhi del soggetto dovranno risultare esposti in maniera corretta. Non curatevi del resto e non pensate alla modalità esposimetrica adottata… gli occhi esposti correttamente sono il vostro obiettivo. Guardate gli istogrammi della foto prodotta e, sempre incuranti di quanto avrete “bruciato” della vostra immagine, cominciate a ragionare come un vero e proprio fotoreporter: nonostante la scempiaggine prodotta questa foto potrebbe funzionare per raccontare la mia storia?
Esercizio #2 – Ritratto: fotografare in b/n in condizioni di luce morbida
- Quando? In una giornata coperta (nuvolosa o nebbiosa) o “ai confini” del giorno (mezz’ora prima dell’alba o dopo il tramonto)
- Dove? In una qualsiasi location all’aperto: un parco pubblico, un sito archeologico, il vostro giardinetto dietro casa, ecc.
- Come? Prendete il vostro modello/a e inquadratene o solo il volto o, al massimo, il mezzobusto. Settate la fotocamera in modalità monocromatica (bianco e nero) e scattate selezionando diaframmi differenti. Se la faccia del soggetto risulta illuminata in maniera uniforme, con ombre morbide e zone di luce graduali tanto da evocare un senso di naturale profondità, allora l’obiettivo è raggiunto…
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