La fotografia di moda di Alfa Castaldi. E non solo. Alla Galleria Sozzani fino a fine marzo
di Elisabetta Spinelli
Alla Galleria Sozzani in mostra le immagini del celebre fotografo milanese Alfa Castaldi: curioso, colto, nella sua carriera professionale ha esplorato vari generi e tutti con grande passione e competenza.

Ritratto di Ken Scott – Milano, 1971. Foto di A. Castaldi (courtesy of http://www.portaledellamodaitaliana.it)
Castaldi arriva alla fotografia attraverso un percorso formativo fondamentale: nell’immediato dopoguerra studia storia dell’arte, suo maestro è Roberto Longhi che rivoluziona la critica d’arte in Italia. Giovane brillante, milanese, il ritrovo obbligato è il Bar Giamaica di via Brera dove si riuniscono proprio coloro che diventeranno i migliori fotografi di un’epoca, da Ugo Mulas a Mario Dondero e Carlo Bavagnoli, oltre a pittori, scrittori, giornalisti che daranno vita al rinnovamento della cultura milanese. Il virus della fotografia colpirà anche Alfa Castaldi che abbandona gli studi d’arte tradizionali per un’arte tutta da scoprire. Dapprima si dedica ai reportages nel sud del nostro Paese, poi Parigi, Londra, l’Algeria e infine la moda, gli still-life, i ritratti, le sperimentazioni.
La mostra alla Galleria Carla Sozzani è una retrospettiva esauriente che presenta anche alcune immagini di nudo inedite e una sezione personale di fotografie che Alfa Castaldi scattò alla moglie, Anna Piaggi, importante giornalista di moda. Un omaggio particolare a quest’ultima, scomparsa di recente, che fu sua vera compagna di vita e con la quale condivise l’amore per una cultura autentica, costruita su letture assai dissimili, ma determinanti per arricchire una visione estetica.
Ed è proprio grazie ad Anna Piaggi che Alfa si dedica alla moda, divenendo uno dei più versatili ed inventivi fotografi italiani. Non si accontenta di riprendere abiti e modelle secondo i canoni tradizionali. È un ‘ricercatore’. Già nel 1968, con Anna, realizza un servizio a Praga con gli abiti di Walter Albini, Ken Scott, Krizia, Jean-Baptiste Caumont, ambientandoli fra monumenti e dimore storiche come la casa natale di Franz Kafka. E’ la prima volta che un servizio di moda per una rivista italiana viene realizzato nell’Europa dell’Est. Negli anni Ottanta svolge, per l’Uomo Vogue, quello che appare come un reportage antropologico sulle radici popolari dello stile maschile, la “Compagnia di Stile Popolare”.

Isa Stoppi ritratta da Castaldi sulla copertina di Vogue UK, gennaio 1973 (courtesy of http://www.ciaovogue.com)
Fra moda e analisi del quotidiano non vi è frattura. La sua curiosità lo induce a riprendere il “dietro le quinte” nelle redazioni di Donna, Mondo Uomo e Vanity; il backstage delle sfilate; i pranzi di lavoro tra stilisti, buyers e giornalisti, ma anche le fasi di produzione delle collezioni; ritratti di protagonisti del mondo della moda e del design come Giorgio Armani, Laura Biagiotti, Andrea Branzi, Michele De Lucchi, le Fendi, Gianfranco Ferré, Karl Lagerfeld, Ottavio e Rosita Missoni, Cinzia Ruggeri, Ettore Sottsass e molti altri. E ancora, i graffiti sui muri di Parigi.
Lo spirito del reporter non lo abbandona mai, anzi, si affina col tempo. Così le sue scelte diventano più sofisticate e la raffinatezza si coniuga con la sapienza nell’osservare i segni della fugacità dell’esistenza.
Fino al 30 marzo alla Galleria Sozzani in corso Como 10, a Milano.
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