La forza dei colori complementari
di Antonio Lo Torto

(1) “Linee curve” della nostra amica Ornella Erminio. Un bell’esempio della forza dei colori complementari
Ogni volta che osserviamo qualcosa, in quanto esseri umani dotati di facoltà raziocinanti (più o meno..), otteniamo un feedback di qualche tipo, quello che gli psicologi definiscono risposta cognitiva.
Questa risposta può essere di generi diversi: emozionale, fisica, intellettuale e via dicendo, ed è sempre posizionata all’interno di un ben determinato range, una sorta di “gamma graduata” che misura, in un certo senso, le nostre sensazioni e le nostre intenzioni: perché abbiamo fotografato quella cosa piuttosto che quell’altra? Che cosa ci ha attratto di questo specifico soggetto che, invece, non ha catturato la nostra attenzione mentre guardavamo quell’altro?
Uno dei motivi principali è attribuibile ad un semplice fattore: il colore. I colori possono essere forti o tenui, vividi o smorti, caldi o freddi, sgargianti o spenti e chi più ne ha più ne metta… Ad ogni colore corrisponde un nome ben determinato che lo caratterizza; prendete una scatola di pastelli Giotto o Caran D’Ache ed osservate attentamente: quand’ero bambino io il top della gamma era la confezione in legno da 40 pezzi. Oggi siamo arrivati a 126, ognuno con una sua sigla ed una sua denominazione specifica. Ma che dico? Pensiamo a un televisore ad alta risoluzione di fascia media, un LG, ad esempio… 1,07 miliardi di colori!
Osserviamo una semplice ruota dei colori (vedi foto). La sua funzione dovrebbe essere quella di aiutare chi lavora coi colori (pittori, stilisti, arredatori, ecc.) ad abbinare tra loro le tonalità che meglio si associano l’una all’altra. Al suo interno, è possibile notare determinate combinazioni cromatiche particolarmente piacevoli alla vista, le cosiddette armonie di colore. Guardando la ruota si notano dodici colori principali che vanno dal viola al rosso. Si tratta dei colori primari. Aggiungendo il bianco o il nero a questi colori, o combinandoli fra di essi, muteranno il loro aspetto: per esempio il viola con l’aggiunta del bianco diventerà lilla, mentre il nero con il viola genererà la tonalità prugna.
Tre tra questi colori primari tre in particolare – rosso, giallo e blu – vengono detti colori di base e, sempre attraverso le combinazioni, si usano per creare quelli che chiamiamo secondari (i colori terziari vengono invece creati mescolando i primari e i secondari).
Ma non facciamola tanto lunga. Osserviamo sempre la nostra ruota dei colori e concentriamoci sui colori opposti l’uno all’altro – come il blu e l’arancione, ad esempio. Questi, per definizione, vengono detti colori complementari e, a livello estetico, presentano una caratteristica del tutto peculiare: quando sono presenti in un’immagine – sia essa una fotografia, un dipinto o quant’altro (pensiamo a due capi d’abbigliamento cromaticamente molto contrastanti tra loro) – il loro abbinamento risulta molto piacevole alla vista…
Perché?! Semplice. Accostando dei colori complementari si ottiene un effetto di massimo contrasto: i colori acquistano forza cromatica e rafforzano reciprocamente la loro luminosità. Ciò è dovuto alla differente eccitazione che ciascuno di essi produce sui coni recettori dell’occhio umano e, stimolando il cervello in punti relativamente distanti fra loro, causano una sensazione di piacere visivo.
Ponendo un colore più luminoso al centro del suo complementare meno luminoso, l’effetto di contrasto e di complementarità è, poi, particolarmente evidente. Due colori complementari non contengono elementi di colore simile. In altre parole, sono le coppie di colori “più diversi”. Mescolandoli tra loro otterremo il grigio proprio perché, da opposti, andranno a neutralizzarsi a vicenda.
Diamo uno sguardo alle immagini presenti in questa pagina e facciamo qualche altra considerazione: osservate (foto n.2) come Branson Quenzer è riuscito ad ottenere una “saturazione spontanea” semplicemente accostando il rosso delle cassette di plastica al verde delle alghe… scattando con un’esposizione normalissima e curando solo l’inquadratura. Bellissimo. E’ tutta una questione di contrasto. Ne abbiamo discusso anche in altre occasioni e, adesso, ne ribadiamo l’importanza parlando del colore.
Ancora. Una composizione fatta di parti uguali di colori tra loro complementari risulta piuttosto stridente ma, allo stesso tempo, statica e rassicurante. (“appariscente ma immobile”, come direbbe una mia conoscenza). Una composizione dove, invece, vi sia una netta prevalenza di uno dei due complementari appare più dinamica, “contenente un implicito senso di movimento o di evoluzione. Particolari del colore complementare spiccano nettamente rispetto al resto, sembrano pronti a muoversi nello spazio della pagina e indirizzano verso un soggetto preciso” (foto n.3).
Persino nell’antica Grecia, Aristotele meditava sul colore e su come sembrasse cambiare in base alla luce che aveva intorno. Guardando nell’ombra di un colore primario sarò possibile scorgere un accenno del suo complementare. Il colore è sicuramente quanto di più soggettivo possiamo riscontrare nell’ambito delle arti figurative e, pertanto, risulterà sempre molto adatto a qualsiasi tipo di sperimentazione.
Come la maggior parte dei concetti nel campo della fotografia è sempre meglio conoscere le “regole” prima di provare ad infrangerle.
A presto, ALT
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