Fotografia di paesaggio: i “cieli bianchi”. Vediamo come affrontarli.
di Antonio Lo Torto
Quante volte abbiamo tessuto le lodi dell’illuminazione diffusa? In quante occasioni abbiamo decantato i pregi del cielo coperto parlando di ritratto, di macrofotografia e quant’altro? Cento? Mille volte, forse?! Ebbene, ci siamo sbagliati! No, non fraintendetemi. Ascoltate, invece, ciò che abbiamo da dirvi…

foto n.1: tempo uggioso e cielo grigio? accade anche in Sicilia… non solo a Milano (ph.: A. Lo Torto, Saline di Paceo presso Trapani – 2004)
Anche se il cielo coperto produce una bella luce morbida e poco contrastata, ahimè, spesso e sovente è proprio il cielo che, in queste condizioni, non ha una buona resa fotografica. Chi vive in pianura, poi, condivide pienamente queste considerazioni: quel “bel” cielo grigio milanese che, specialmente in autunno e in inverno, affligge oltrechè i nostri animi, anche le nostre fotografie… quante volte vi sarà capitato, eh?!
Per il fotografo si tratta di scegliere (come sempre, nella vita): esponendo per il paesaggio in primo piano, il cielo, molto più luminoso, uscirà probabilmente dalla gamma tonale registrabile dal sensore (e ancor più dalla pellicola), apparendo pertanto lattiginoso, piatto e slavato (sull’argomento vedi: range dinamico e latitudine di posa). Ok, alcuni sensori – così come, una volta, alcune pellicole – sono in grado di padroneggiare una gamma di contrasti maggiori di altri e, quindi, possono registrare le sottili sfumature di tono e di colore presenti nel cielo coperto ma, nonostante tutto, una vasta superficie uniforme di cielo sbiadito rovina qualsiasi immagine… anche un capolavoro di Avedon o di Cartier-Bresson! Il “cielo bianco” sovrasta tutto ciò che d’altro c’è in un fotogramma. La sua luminosità è troppo intensa.
Alcune soluzioni al problema dei “cieli bianchi”

foto n.2: basterebbe una bella coltre di nubi basse per cambiare le cose (ph.: A. Lo Torto, Milano – 1999)
1. Prima soluzione: comprimere la gamma tonale. Come? Usando, ad esempio, un filtro digradante neutral density (ND). Ne abbiamo parlato a proposito della fotografia in controluce. Diciamo subito che il sistema a volte funziona, ma se il cielo è realmente troppo uniforme e troppo chiaro, il filtro si limiterà solo a renderlo più grigio… Inoltre, i filtri digradanti non vanno bene soprattutto se il nostro soggetto si protende verso l’alto e al di sopra della linea dell’orizzonte – come un albero o il campanile di una chiesa; infatti, abbassando il tono del cielo, si rischierà di scurire anche il soggetto. Esempio: Immaginate di riprendere un albero la cui metà inferiore si trova sotto l’orizzonte e l’altra si staglia contro il cielo. Usando un filtro digradante per abbassare di 1 o 2 stop la luce diffusa dalla coltre nuvolosa, abbasseremo della stessa quantità anche la tonalità della metà superiore dell’albero che, alla fin dei conti, risulterà mezzo chiaro e mezzo scuro. Una bella boiata, direi.
2. Una soluzione migliore, invece, potrebbe essere quella di ridurre al minimo la parte di cielo che si vede nel mirino; anche questo è un sistema abbastanza efficace, specialmente se la sottile fetta di cielo che rimane nell’inquadratura ha anche una leggera sfumatura di colore. Cercate, perciò, di comporre l’immagine con estrema precisione; tenete la fotocamera sul treppiedi e muovetela con scrupolosi movimenti della testa (del treppiedi, ovviamente, non la vostra!). Tutto dovrebbe andare bene.
3. L’ultima possibilità – probabilmente quella più produttiva – è quella di eliminare del tutto il cielo dall’inquadratura. In questo caso la scelta dell’obiettivo appropriato risulterà determinante perché un grandangolare, a meno che non lo puntiate verso il terreno (!), inquadrerà sempre una parte più o meno ampia di cielo. Per cui, maggiore è l’angolo di campo dell’ottica utilizzata, peggiore sarà il problema. Optate per un tele dai 200mm in su e cercate di isolare una parte del paesaggio; in questo modo fotograferete direttammente dentro la scena, non al di sopra di essa. Inoltre, la luce diffusa dal nostro brutto cielo bianco ci aiuterà ad illuminare uniformemente i soggetti che vogliamo riprendere e, da nemica, si trasformerà in una preziosa fonte d’illuminazione naturale.
Osservate le foto n.3A e 3B: un acero canadese ripreso in un campo del Vermont. Due fotografie scattate a pochi giorni di distanza; dopo un lungo periodo di cielo coperto il tempo era finalmente cambiato. Guardate cosa accade quando nelle nostre immagini compare una grande estensione di cielo slavato (3A): esso si impone praticamente su tutta la fotografia, che risulta piatta e decisamente molto meno interessante. Bastano pochi tocchi di azzurro per cambiare le cose e trasformare tutto. Che ne dite?
2 Responses to Fotografia di paesaggio: i “cieli bianchi”. Vediamo come affrontarli.