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Le 4 cose da sapere per fotografare il modellismo | Club Fotografia

Le 4 cose da sapere per fotografare il modellismo

Still Life: Come fotografare il modellismo..di Antonio Lo Torto

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Burago – Alfa Romeo 1750 turbocompressore by A. Lo Torto

I motivi per cui ci risulti necessario fotografare un modellino di auto o di moto che sia possono essere dei più svariati

Ad esempio il sottoscritto ha realizzato qualche anno fa un catalogo di modellini della Maisto, commissionato dall’importatore italiano di questa prestigiosa marca internazionale, ed ha avuto la fortuna di “divertirsi” per un po’ di tempo con la costruzione dei diorama necessari alle riprese (nella seconda parte di come fotografare il modellismo excursus tratteremo anche di come sia possibile ottenere dei plastici più che dignitosi con poca spesa e tempo a dispozione), ma gli amanti del modellismo in plastica potrebbero avere il desiderio di effettuare degli scatti dei “pezzi forti” della loro collezione, piuttosto che rendere più appetibile ai potenziali offerenti una vendita di una macchinina rara su E-Bay.

Le tecniche che andremo a descrivere sono ovviamente applicabili a qualsiasi altro oggetto di analoghe dimensioni e in questa prima parte considereremo la ripresa di modellini su fondo bianco o in tinta unita, ma sempre dalla tonalità chiara e luminosa (celeste, giallo canarino, beige, ecc…). Un ultimo avvertimento da tenere presente è l’opacità del soggetto ripreso: la nostra macchinina NON deve avere una superficie riflettente. La fotografia, piuttosto complessa, di oggetti a specchio o poco assorbenti (cioè costituiti di una sostanza poco capace di sottrarre energia da un fascio di radiazioni luminose) verrà trattata successivamente.

A questo punto passiamo alla descrizione dei punti fondamentali necessari ad ottenere delle immagini più che dignitose di un modellino di automobile o motocicletta:

1) Costruzione di un set (piccolo).

In macrofotografia e, più in generale, in tutta la fotografia “ravvicinata” la forma che vogliamo dare ad un determinato oggetto dipende dal particolare di quest’ultimo che vogliamo mettere in risalto, ad esempio il materiale di cui è composto, la sua sagoma, un suo specifico dettaglio.

E’ molto importante saper costruire una scenografia adatta per fare le foto. Ne ho gia parlato nel mio articolo: Come costruire un set per vendere meglio su ebay. Fate riferimento a quello.

2) Fase di ripresa.

Una certa cura dell’inquadratura non penso sia neppure da raccomandare… è tassativamente obbligatoria! 🙂 perciò controllare la messa a fuoco e magari, se state lavorando in digitale, effettuare qualche scatto di prova da monitorare direttamente sullo schermo del pc (una visuale maggiore ci consente di capire sicuramente meglio dove stiamo sbagliando).

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Burago – Alfa Romeo 1750 turbocompressore by A. Lo Torto

La distanza dal soggetto dipende logicamente dal tipo di obiettivo di cui si sta facendo uso. Un obiettivo macro è naturalmente preferibile, ma non così necessario (il sottoscritto ha scattatato due rullini ad una lumaca sul bordo di un vaso illuminata solo dalla luce della luna piena con un 400 mm… non sto scherzando! Basta avere un treppiedi e la distanza necessaria dalla lumaca… circa 12 metri!). Con un 50 mm la distanza ottimale di messa a fuoco è di circa 50 cm. Poi ovviamente dipende tutto dall’apertura del diaframma.

3) Esposizione.

Eccoci arrivati al punto fondamentale. Per prima cosa ricordiamoci che l’utilizzo di un esposimetro separato consente di ottenere risultati migliori. Poi, che nella ripresa di qualsiasi still-life oltre alla modalità di esposizione manuale, quella a priorità di diaframmi Av è la più consigliata.

Si dice in giro che quanto più un diaframma sia chiuso, tanto più l’immagine finale risulti nitida. Non siamo d’accordo. Ok, tra un diaframma 5.6 ed uno 22, coeteris paribus e stabilito un tempo di esposizione consono ad entrambi i valori, il 22 (quello più chiuso) ci consentirà di ottenere una foto più nitida, ma… Innanzitutto che cosa s’intende per nitidezza? La nitidezza è indefinibile! Al massimo possiamo darne una definizione soggettiva, e la definizione soggettiva di nitidezza si dice acutanza. Discorso lunghissimo (e per alcuni, anche molto noioso)…. ma facciamola breve. Allora, si tenga presente che la teoria della profondità di campo stabilisce che il piano di messa a fuoco è uno ed uno soltanto. Grazie al nostro sistema visivo (i nostri occhi!) poi, “su di una stampa di dimensioni standard guardata da una distanza di visione normale” la realtà ci appare comunque nitida anche su quei piani appartenenti a quella porzione di spazio che precede (limite anteriore) e segue (limite posteriore) il piano di messa fuoco ottimale. Ad una chiusura maggiore del diaframma (ed all’allungamento consequenziale del tempo di esposizione) corrisponde una maggior nitidezza dell’immagine… è vero, ma dipende dal tipo di obiettivo che si utilizza. E, come regola fondamentale da tenere sempre presente, per il 99% degli obiettivi in commercio, la nitidezza maggiore si ottiene con aperture da f/10 a f/20… provare per credere.

Il mio consiglio è quindi quello di provare, provare, provare: scattare la foto, ingrandirla sullo schermo del pc, al limite stamparla ed osservarla in differenti condizioni di luminosità (luce diurna, neon, tungsteno a 100W, ecc…).

4) Temperatura colore.

La temperatura colore è funzione della fonte di luce che si sta utilizzando. Con le macchine digitali non è un problema, dato che hanno il controllo automatico del “bianco”. Le lampade casalinghe, addirittura quelle a risparmio energetico, hanno una temperatura colore di 2400K°… non penso siano l’ideale. Date un occhio al tutorial relativo: http://www.clubfotografia.com/la-temperatura-colore-definizione

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