“Personal Best”: Elliott Erwitt a Venezia
di Elisabetta Spinelli
“Personal best” è una scelta di 140 fotografie tra le più celebri e significative di Elliott Erwitt: sessant’anni di carriera e di storia della nostra civiltà contemporanea che scorrono sotto i nostri occhi tra gli scatti, rigorosamente in bianco e nero, esposti su tre piani della Casa dei Tre Oci a Venezia.
E’ una mostra collaudata, realizzata personalmente da Erwitt, che ha già toccato il MEP di Parigi, il Reina Sofia di Madrid e l’International Center of Photography di New York. Ora è approdata a Venezia dove è stata curata da Denis Curti e conta sul patrocinio della Regione Veneto e del Comune.
Sono foto con il gusto del paradosso e un caratteristico sense of humor che è il tratto distintivo di tutta la carriera di Erwitt.
«È la ricerca di qualcosa di interessante in un luogo anonimo… Ho scoperto che ha poco a che fare con le cose che vediamo e tutto a che fare con il modo di vederle». E’ racchiuso in queste poche righe il segreto degli scatti di Elliott Erwitt, una delle icone della fotografia contemporanea. Nato a Parigi nel 1928 da una famiglia russa di origini ebraiche, Eliott Erwitt arriva in America nel 1939 e lì diventa quel fotografo che conosciamo: l’obiettivo della commedia umana borghese, dagli inizi della carriera, negli anni Quaranta, fino allo scatto più recente che mostra il Presidente Obama e la moglie Michelle ad una convention, tra una marea di cellulari e fotocamere che li riprendono.
Erwitt significa agenzia Magnum, significa fotografia pubblicitaria, ma anche piglio giornalistico, significa alcune tra le più famose foto di Jacqueline Kennedy e Marilyn Monroe, Che Guevara, Richard Nixon e Nikita Krusciov; e un intero libro di istantanee su cani di ogni razza fissati in pose buffe e stravaganti.
La linea guida di questa carriera folgorante è dettata dal riuscire ancora e sempre a stupirsi e a stupire di fronte a quello che ci scorre sotto gli occhi tutti i giorni e che, estrapolato dal proprio contesto, diventa arte: l’arte dell’osservazione.
Erwitt ci costringe a soffermarci, a pensare, a riflettere su ciò che vediamo e a darne un’interpretazione fuori dal consueto. Lo fa con il soldato che fa le linguacce all’obbiettivo, con i pittori nudi che dipingono la modella vestita, con il bambino sorridente che per scherzo si punta una pistola alla tempia. Istanti bloccati nel tempo che danno un senso diverso alla realtà. Un miracolo che solo la fotografia può riuscire a fare.
Fino al 15 luglio 2012 presso la Casa dei Tre Oci – Sestiere Giudecca 43, a Venezia
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