Effetto “Lomografia” con Photoshop CS5
di Antonio Lo Torto
Abbiamo parlato di Lomo, anzi, abbiamo provato le Lomo sul campo, in un divertente fine settimana in Toscana con alcuni amici di clubfotografia.com.
Opinioni ed entusiasmi in merito sono stati tra i più vari, ma chi scrive ha un buon ricordo del lavoro svolto da queste macchinette di plastica ed è convinto che i risultati a cui portano non siano da sottovalutare. L’ho già detto e voglio ripeterlo: a me la lomografia non dispiace.
Sin dal primo momento in cui mi sono imbattuto in un’immagine realizzata da una Lomo mi sono detto che anche a me sarebbe piaciuto scattarne una, ma, ammetto, che per mancanza di tempo non mi sono mai documentato sull’argomento. Poi, un giorno, la ricerca è iniziata e tutto il resto è storia.
Oggi v’illustreremo un semplice procedimento per “lomografizzare” una fotografia, cioè per riprodurre l’effetto particolarissimo delle immagini prodotte analogicamente con una una di queste macchine, ma attraverso una tecnica digitale. Grazie a Photoshop CS5.
Ci sembra il modo migliore per concludere, per ora, il nostro excursus sulla Lomografia. Ne riparleremo in futuro, sicuramente.
Probabilmente esistono diversi metodi per raggiungere gli stessi risultati, ma quello che segue (ottenuto dopo un buon numero di esperimenti) mi sembra il più semplice, veloce ed efficace. Vediamo come fare.
SOLITA PREMESSA: mi scuso anticipatamente se, per caso, nel corso dell’esposizione dovessi commettere qualche “svista linguistica”, ma il Photoshop CS5 in mio possesso è una versione in inglese, pertanto potrebbero generarsi delle discrepanze nella traduzione delle voci di menù.
Come ottenere l’effetto-Lomografia con Photoshop CS5
Le caratteristiche principali di una fotografia scattata con una Lomo “standard” – come potrebbe essere una LC-A o una Sardina – sono:
- la vignettatura, dovuta alla scarsa qualità delle lenti utilizzate;
- la notevole saturazione cromatica e il contrasto marcato, perché molti utilizzatori di queste macchinette scattano su diapositiva e anziché sviluppare l’emulsione con l’E6 (il composto chimico utilizzato normalmente per le pellicole reversibili), lo fanno col C41, come se si trattasse di negativi. Il risultato è un’iper-saturazione dei colori e una perdita dei dettagli nel range dinamico, il contrasto appunto.
Cominciamo dalla vignettatura. Con questo termine si indica la riduzione di luminosità lungo tutto il bordo di un’immagine, con conseguente formazione di una “vignetta” scura che racchiude la foto a mo’ di cornice. I motivi possono essere svariati, ma nel caso specifico delle Lomo la causa della vignettatura è di natura prevalentemente ottica e, in parte, meccanica.
Questi apparecchi fotografici, equipaggiati con obiettivi grandangolari piuttosto spinti (intorno ai 30 mm), tendono ad acuire questo difetto, ma trasformare le necessità in virtù, sembra essere la filosofia a cui si sono votati tanto i fabbricanti, quanto gli utenti stessi delle Lomo. Pertanto, quello che per un altro tipo di fotocamera sarebbe apparso come un problema gravissimo, in questo caso, invece, ha assunto i tratti distintivi di una specifica “personalità fotografica”… le Lomo fanno le foto vignettate! E così deve essere.
Vediamo, allora, come vignettare artificialmente la nostra fotografia di partenza:
- con lo strumento lazo selezionate un cerchio a mano a libera intorno alla parte centrale della foto. Ovviamente non è necessario che si tratti di una forma geometrica perfetta, anzi; inoltre, per evitare che la vostra selezione presenti dei margini troppo netti, impostate un valore piuttosto elevato della sfumatura [Selezione > Modifica > Sfumatura], oltre 60 (vedi fig.2).
- una volta selezionata e sfumata la porzione d’immagine da vignettare, invertite la selezione [Selezione > Inversa] e create un nuovo livello [Livello> Nuovo > Crea livello copiato].
- a questo punto, per creare il bordo scuro vero e proprio, impostate il valore dei Livelli [Immagine > Regolazioni > Livelli] tra 1.00 e 0.50, spostando il cursore centrale verso destra (vedi fig.3).
- fondete i livelli in uno solo [Livelli > Unico livello].
Passiamo alla saturazione dell’immagine, cercando di riprodurre il processo di “sviluppo incrociato” (cross-processing) per mezzo del software di fotoritocco:
- regoliamo il valore delle curve di colore RGB disegnando una bella “S” [Immagine > Regolazioni > Curve] (vedi fig.4).
- creiamo un nuovo livello di riempimento completamente nero [Livelli > Nuovo livello di riempimento > Tinta unita] e modifichiamo il metodo di fusione da Normale a Tonalità.
- regoliamo l’opacità di questo secondo livello al 40% circa e fondiamo, come prima, i livelli in uno solo.
Abbiamo quasi finito. Ci manca solo la regolazione del contrasto attraverso l’usuale strumento maschera (di cui tanto abbiamo parlato in passato). Potete fare un po’ quello che vi pare, ma, nel caso specifico, allo scopo di evitare gli “aloni” sui canali di colore sbagliati, il consiglio che vi do è quello di passare dal metodo RGB a quello Colore Lab [Immagine > Metodo > Colore Lab]; questa tecnica, inoltre, consente una migliore gestione del contrasto che risulta invece più difficile con altri metodi di sharpening. Selezionate esclusivamente il canale della Luminosità e applicate la maschera di contrasto a vostro piacimento (vedi fig.5). Inutile dire che gli altri 3 canali (Lab, a e b) dovranno rimanere deselezionati.
Ritornate al metodo RGB. In fig.6 potete osservare il risultato ottenuto. Non c’è male.
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