Capire la luce naturale: il colore della luce
di Antonio Lo Torto

Luce mista: l’oro della luce al tramonto sulla sx ed il blu delle ombre a dx (ph.: Oded Wegestein, courtesy of http://digital-photography-school.com)
Ciò che i nostri sensi percepiscono come colore altro non è che l’interpretazione che il nostro cervello da alla luce riflessa dagli oggetti, trasmessa e “filtrata” dal nervo ottico. La vista è il senso più importante dell’essere umano. Nessun altro animale è in grado di vedere meglio di un uomo, per gamma e profondità tonale in particolar modo.
Molti studi dimostrano quanto profonda sia l’influenza del colore sui nostri processi cognitivi, dalla percezione che abbiamo del cibo (pensiamo alle confezioni sugli scaffali dei supermercati…) alle nostre simpatie e antipatie nei confronti delle persone. I colori influenzano i nostri stati d’animo ed il nostro modo di essere.
Le modalità di gestione del colore, ai giorni nostri, sono davvero moltissime. La post-produzione digitale ne è l’esempio più lampante: filtri cromatici analogici e digitali (Instagram docet!), bilanciamento del bianco, modifica della temperatura, azione sulle curve tonali e chi più ne ha, più ne metta.
Il colore e la sua temperatura
Nella prima parte abbiamo parlato di qualità della luce, oggi vedremo in dettaglio la sua temperatura e il suo colore.
Diciamo subito che esistono luci più fredde e luci più calde. Una temperatura colore bassa corrisponde al giallo-arancio; scendendo si passa al rosso e all’infrarosso (che non è visibile all’occhio umano), mentre salendo lungo la scala Kelvin la luce diventa prima bianca, poi azzurra, violetta ed ultravioletta (anche quest’ultima oltre i limiti di percezione dell’occhio umano).
Quando nel linguaggio comune si dice che una “luce è calda” in realtà ci si riferisce ad un colore con temperatura colore bassa e viceversa… “Tale definizione ha una motivazione puramente psicologica, poiché la nostra mente tende ad associare a colori come il rosso o il giallo-arancio l’idea di caldo e a colori come il bianco o l’azzurro l’idea di freddo”. Dunque: più alto è il valore della temperatura sulla scala, più fredda apparirà la luce al nostro occhio. E viceversa.
Teniamo presente che la scala Kelvin non è proporzionale per cui un mutamento di 1.000 °K a valori di temperatura elevati (verso il blu, per intenderci) comporta piccole variazioni della luce percepita, mentre uno di 100 °K nella zona del rosso modifica più che sensibilmente il colore della luce. La temperatura colore di un cielo coperto varia solitamente tra i 6.000 e gli 8.000°K, mentre quella di un cielo limpido e terso va dagli 8.000 fino ai 12.000°K. Gran parte delle pellicole (per chi si ricorda ancora cosa siano!) registra questo scarto di 6.000°K molto blandamente ma, al limite opposto, la differenza di 400°K tra la luce di una lampadina al tungsteno (3.200°K) e quella di una 100W di uso domestico (2.800°K) determina una decisa variazione dei valori.
Abbiamo visto quanto sia importante pianificare il nostro lavoro – in termini di tempistica – per evitare di cadere nell’errore di pensare che esista in generale una luce più adatta a noi e una meno adatta. Come ho già detto, se in testa avete un’idea, una storia da raccontare, dovreste ragionare cercando di perseguire i vostri intenti: la luce che mi serve è questa? E allora scatto con questa luce!
Luce blu (11.000 °K)
- Quando? Poco prima dell’alba e subito dopo il tramonto.
- Sensazione comunicata: tristezza, malinconia, mistero; ambiente “freddo”.
- Suggerimento: se vi trovate in un ambiente urbano, provate a combinare il blu naturale freddo al “caldo” di una luce artificiale, come il giallo-arancio di un lampione stradale; la sensazione di profondità complessiva ne trarrà grande vantaggio.
- Nota bene: data la scarsità della luce complessiva sulla scena, fate attenzione a non allungare troppo il tempo di scatto, specialmente se fotografate a mano libera. Il pericolo del mosso è sempre in agguato…
Luce dorata (3.500 °K)
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La “scintilla” negli occhi del soggetto (ph.: Oded Wegestein, courtesy of http://digital-photography-school.com)
Quando? Dipende tutto da dove vi trovate sul globo terracqueo, ovviamente, ma alle medie latitudini è la luce tipica delle ore tardo-pomeridiane. Un’ora prima del tramonto e un’ora dopo l’alba. Non oltre.
- Sensazione comunicata: come ho detto tante volte, è quella che io chiamo “la bella luce delle cinque”: colori “caldi” (nel senso comune!) e toni pastello; giallo, rosso e arancio un po’ dappertutto. Ottima per un certo tipo di ritratti e per molti paesaggi (campagne autunnali, montagne rosate, tramonti sul mare, ecc.). E’ sostanzialmente una “luce facile” che conosciamo un po’ tutti.
- Suggerimento: mettendovi in posizione leggermente sopraelevata rispetto al vostro soggetto realizzate un ritratto a 45 gradi circa sulla linea degli occhi. E’ molto probabile che così facendo riusciate a catturare la scintilla negli occhi del soggetto, dovuta al riflesso della luce a quell’ora piuttosto bassa sull’orizzonte.
- Nota bene: pianificate attentamente il vostro lavoro in termini di tempistica. Cercate di non perdere tempo perché, trattandosi di luce naturale, la sua durata è limitata. Chi dorme non piglia pesci…
Mezzogiorno (Tra 5.000 e 6.500 °K)
- Quando? Anche qui dipende dalla vostra ubicazione. Comunque, di solito, l’intervallo per la luce a picco è compreso tra un paio d’ore prima del tramonto e un paio d’ore dopo l’alba.
- Sensazione comunicata: si tratta di una luce piuttosto neutra, sebbene, in termini di temperatura Kelvin, sia considerata una luce tendente al freddo. Il contrasto cagionato da questo tipo di luce sarà ottimo per amplificare i toni: oggetti dai colori sgargianti lo sembreranno ancora di più (il verde e il blu particolarmente). E viceversa.
- Nota bene: apprezzerete particolarmente i benefici di questo tipo di luce posizionando il vostro soggetto in interni, ma accanto a una fonte di luce naturale come una finestra. La “durezza” di questo tipo d’illuminazione tenderà a risaltare particolarmente.
Cielo coperto (7.000 °K)
- Quando? Ovviamente… quando il cielo è nuvoloso.
- Sensazione comunicata: è una luce che per toni e temperature si avvicina molto alla luce blu di cui abbiamo detto sopra: un certo senso di tristezza e malinconia, tipico delle giornate invernali, è il sentimento generalizzato comunicato da questo tipo d’illuminazione naturale. In ogni caso, rispetto alla precedente, il contrasto è più accentuato e i colori, nel complesso, risultano meno spenti.
- Nota bene: trattandosi di una luce piuttosto intensa consente di scattare con diaframmi piuttosto chiusi e tempi particolarmente veloci. E’ l’ideale quando dobbiamo fotografare un oggetto (still-life) all’aria aperta, senza l’ausilio di luci da studio supplementari.
Ottimi risultati sono ottenibili attraverso un mix consapevole di differenti tipi d’illuminazione: naturale e naturale, naturale e artificiale. Infatti, riprendendo a distanze diverse soggetti illuminati con toni caldi e freddi, si renderà sicuramente molto più interessante il prodotto finale, conferendo volume e profondità al tutto.
Un buon esempio lo abbiamo scattando al crepuscolo – che Albert Allard, un noto fotografo del National Geographic, definiva come “Il tempo tra i cani e i lupi“. A quest’ora, infatti, è possibile sfruttare le caratteristiche di due tipi diversi di luce naturale: la luce calda del tramonto (o dell’alba) e quella più fredda di colore blu.
Mixando, invece, una fonte di luce naturale ad una o più luci artificiali potrete superare i limiti che la luce ambiente, in quel momento, imporrà al vostro lavoro. Il cuoco dell’immagine qui accanto è un esempio di come si possano sfruttare tre tipi d’illuminazione molto diversi tra loro: il blu dello sfondo, il rosso del fuoco e la lampada al tungsteno, alla destra del soggetto, che conferisce il classico tono giallo.
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