Alla ricerca della nitidezza

foto n.1: la nitidezza assoluta? certo, quando luce e soggetto "piatto" lo consentono (ph.: A. Lo Torto per Ata-De Martinis, 2002)
In una fotografia la nitidezza del soggetto è basilare, al punto che molti, quando analizzano certe caratteristiche come il bilanciamento del bianco o la conservazione dei dettagli delle alte luci, tendono a considerarlo come un fatto scontato. Ma non è così. D’accordo, se le intenzioni sono quelle di ottenere fenomeni particolari, compiere esperimenti o realizzare effetti impressionistici potete anche non tenerne conto ma, in genere, la precisione della messa a fuoco del soggetto di un’immagine è assolutamente necessaria.
Molti fotografi ritengono che la nitidezza di un’immagine sia una qualità facile da giudicare: o un soggetto è a fuoco, oppure non lo è. Non è sempre così semplice. Quando possiamo considerare nitido un soggetto? Dipende da ciò a cui siamo abituati (e in questi tempi di 3D, HDRI, full HD, supercalifragilispichespiralidoso, ecc. le aspettative di tutti si alzano inevitabilmente…). In fase di post-produzione è possibile rimediare a molti errori, ma sovente capita che un’immagine, anche solo lievemente sfocata, sia inutilizzabile e venga pertanto scartata.
Parlando per esperienza personale, posso assicurarvi che nonostante si tratti di un procedimento assolutamente elementare sono davvero pochissimi i fotografi che, oggigiorno, fanno uso della messa a fuoco manuale. E i risultati ne risentono. Infatti, l’errore più comune di chi si affida esclusivamente alla modalità automatica consiste nel mirare in un punto sbagliato puntando l’obiettivo, per esempio, sullo sfondo anziché sul soggetto. In condizioni di scarsa profondità di campo poi – quando, ad esempio, vogliamo realizzare un ritratto in primo piano – un altro sbaglio molto comune consiste nel mettere a fuoco il naso del nostro soggetto invece che i suoi occhi. E quanto più è grande l’apertura del diaframma, tanto più il problema risulterà amplificato.
I consigli della nonna? Perché no!?
Ok, per mettere a fuoco il soggetto in maniera corretta, le fotocamere più sofisticate si avvalgono di vari metodi che, ad ogni buon conto, non si rivelano affatto infallibili (Nikon, Canon, Olympus e tante altre grandi case sbandierano da anni le loro “fantastiche” funzioni di riconoscimento scena, individuazione di volti umani, ecc. ok, fidiamoci, ma una certa cautela è come sempre d’obbligo). Generalmente la messa a fuoco automatica dà risultati ottimi ma, oltre a mirare nel punto esatto, bisogna anche considerare che la risoluzione di un obiettivo è funzione della sua lunghezza focale e dell’apertura del diaframma. L’abbiamo ripetuto decine di volte (vedi quando abbiamo parlato della legge di formazione dell’immagine, ecc.).
Una vecchia regola dice che la migliore risoluzione si ottiene aprendo il diaframma di 2 stop rispetto alla massima chiusura (ex.: se sto usando un obiettivo il cui diaframma minimo è f/32, otterrò la massima nitidezza fotografando a f/16). Infatti, anche un solo stop in più, o in meno, a causa della diffrazione, provocherebbe una perdità di qualità complessiva.
Una messa a fuoco perfetta
In ogni caso, la precauzione principale – che grazie alla tecnologia digitale possiamo prendere sempre – è verificare visivamente la corretta messa a fuoco. Certo, non sempre è possibile farlo dopo ogni scatto, ma quando si lavora in condizioni difficili è bene prestarvi un’attenzione particolare.
Paradossalmente, schermi LCD e anteprime varie che, contrariamente al passato, oggi ci consentono di valutare e in caso correggere le immagini immediatamente dopo averle scattate, non sono così affidabili quando si tratta di controllare la nitidezza. Quante volte vi è capitato di visualizzare sul display della fotocamera una foto che vi sembrava perfetta e, una volta scaricata sul computer, vi siete accorti che non era per niente così?! Tante, eh!? E ormai era troppo tardi… Allora, come possiamo fare?
Per giudicare la nitidezza di una fotografia guardandola sullo schermo della fotocamera è necessario ingrandirla almeno al 50%, se non addirittura al 100% (vedi foto n.3). Cercate di avere pazienza e, se il tempo a disposizione ve lo consente, scorrete tutta l’immagine o, almeno, osservate l’area su cui avete impostato la messa a fuoco. Trovandovi sul campo, in caso di errore, potrete scattare di nuovo con il fuoco giusto.
Sperimentate: spendete un po’ di tempo per capire che nitidezza potete raggiungere con un determinato obiettivo. Sceglietene uno con cui sia possibile mettere a fuoco manualmente e inquadrate un soggetto che possa darvi un dettaglio chiaro a un ingrandimento del 100%. Impostate la massima apertura e mettetelo a fuoco, manualmente, meglio che potete. Scattate. Riducete il fuoco e scattate ancora. Ancora un’altra volta e così via, fino a raggiungere la profondità di campo minore fisicamente ottenibile. Stampate le foto e, mettendole una accanto all’altra, esaminate il risultato. Ripetete l’esperimento con un altro obiettivo di lunghezza focale diversa e cercate di ottenere un’immagine delle stesse dimensioni della precedente (per farlo, ovviamente, dovrete allontanare o avvicinare la macchina fotografica al soggetto, a seconda dell’ottica che avete montato sul corpo macchina in quel momento). Confrontate il tutto (foto n.4).

foto n.4: le variazioni di messa a fuoco con un 85mm a f/4; il punto focale è il numero III dell'orologio (courtesy of M. Freeman)
Posso metterci la mano sul fuoco che resterete a bocca aperta. Dal test effettuato scoprirete che ci sono differenze tutt’altro che sottili tra ciò che in genere viene definito “nitido”: dire “nitido” è una cosa, “precisamente nitido” è un’altra e “nitidissimo” un’altra ancora! Ecco cosa intendevo, qualche riga sopra, quando dicevo che la nitidezza dipende da cosa siamo abituati a considerare tale… Migliorando i vostri standard, verrete sicuramente ricompensati.
La prossima volta parleremo di “nitidezza digitale” in senso stretto e all’aiuto che, in questa direzione, può darci il software interno della macchina fotografica e il corretto uso di Photoshop. Ciao, ALT
Pingback: Foto più nitida – parte 1 @ Fotosservando