Alla Fondazione Stelline, la doppia personale di August Sander e Michael Somoroff
di Elisabetta Spinelli
Due autori, un solo percorso espositivo: dall’1 febbraio al 7 aprile, la Fondazione Stelline, in collaborazione con ADMIRA, ospita “Absence of Subject“, una mostra che raggruppa quaranta fotografie originali del reporter tedesco August Sander (Herdorf, Germania, 1876 – Colonia, 1964) e le relative reintepretazioni digitali firmate dall’artista newyorkese Michael Somoroff (New York, 1957).
Nel 1980, Sander pubblicò il famoso progetto “Uomini del Ventesimo Secolo”, una sorta di catalogazione per immagini degli abitanti della Repubblica di Weimar, senza distinzione di razza o di classe. Intervenendo sui suoi scatti ed eliminando digitalmente le figure umane, Somoroff rende omaggio al maestro dando nuova vita alle sue opere e sottolineando la forza degli scatti del fotografo tedesco anche in assenza del soggetto stesso.
Uomini del Ventesimo Secolo è costruito nel tempo da Sander come un catalogo di umanità in grado di rappresentare una visione pluralista della società della Repubblica di Weimar, lontana dal mito della razza ariana, ed è suddiviso in sette sezioni: i Contadini, i Commercianti, le Donne, Classi e Professioni, gli Artisti, le Città e gli Ultimi (senzatetto, veterani, ecc.).
Somoroff ha lavorato su di esse con un intervento concettuale, cancellando digitalmente le figure umane, per giungere all’essenza dei luoghi – strade silenziose o interni vuoti – ed evidenziare, attraverso l’assenza del soggetto, il rapporto tra la presenza dell’uomo e il paesaggio. Ha rimosso in ciascuno scatto originale quello che si può considerare l’”elemento essenziale” (il soggetto, il ritratto) mantenendo solo l’ambiente. Gli sfondi che costituivano in Sander un elemento di secondo piano ora diventano il soggetto principale, e sono trasformati in opere concepite in maniera completamente nuova.
Un’azione solo all’apparenza arbitraria, ma che denota come Somoroff abbia intimamente compreso la lezione del maestro tedesco, che non si voleva limitare a un semplice ritrattismo, comune a parte della fotografia dell’epoca. Così Somoroff dimostra la potenza persuasiva ed estetica di Sander, anche in assenza del soggetto umano. Pur facendo emergere l’horror vacui di strade silenziose o il silenzio degli interni vuoti delle case, la figurazione dei tratti tipici di quella determinata società rimangono inalterati.
Come afferma la curatrice Diana Edkins, “Absence of Subject rappresenta un commovente tributo che Michael Somoroff ha voluto porgere all’imponente lavoro di August Sander, Uomini del Ventesimo secolo (Menschen des 20 Jahrhunderts). Si tratta di una riflessione accorata ed appassionata sulla memoria, l’immaginazione, la creatività e la forza di fronte alle avversità degli esseri umani”.
August Sander è considerato il più importante fotografo ritrattista della Germania dei primi del XX secolo. Di umili origini, impara l’arte della fotografia assistendo un professionista che lavorava nella miniera dove era impiegato come operaio. Studia pittura a Dresda e nel 1902 apre il suo primo studio fotografico a Linz. Negli anni ‘20 aderisce al Gruppo degli Artisti Progressivi di Colonia e comincia a pianificare un progetto per realizzare un vero e proprio “catalogo” della società attraverso ritratti di uomini e donne tedeschi suoi contemporanei e delle professioni della sua epoca. L’intero progetto viene pubblicato solo nel 1980 nel celebre volume Uomini del Ventesimo Secolo, suddiviso in sette sezioni. Il suo primo libro Face of our Time (1929) conteneva, infatti, solo una prima selezione di sessanta scatti.
Durante il regime nazista, Sander subisce numerose limitazioni e atti di oppressione che culminano in violenza verso il figlio Enrich, membro del Socialist Workers’ Party, condannato a dieci anni di reclusione e morto poco prima della scarcerazione. Nel 1936 le copie di Face of our Time sono sequestrate e le lastre distrutte, e deve interrompere il suo progetto, dedicandosi principalmente a ritrarre la campagna del Reno (1934-1939, opera pubblicata in forma di libro solo nel 1975) e la città di Colonia (1935-1945, oggetto della pubblicazione postuma Das alte Köln del 1984). Nel 1944 un bombardamento distrugge il suo studio e 40.000 negativi. Sander si ritira quindi a Kuchhausen nel Westerwald e il suo nome viene quasi dimenticato fino al 1951, quando, alla fiera internazionale Photokina sono esposte alcune sue fotografie e lo Stadtmuseum di Colonia acquista l’intero archivio di vedute cittadine.
Nel 1964, anno della morte, riceve il premio della cultura della Deutsche Gesellschaft für Photographie, ma la vera svolta nella conoscenza della sua opera è la grande retrospettiva organizzata nel 1969 dal Museum of Modern Art di New York.
Michael Somoroff , figlio d’arte, è stato un enfant prodige della fotografia. Nel 1979, infatti, a soli ventidue anni tiene la prima personale presso l’International Center of Photography di New York, sotto la supervisione di Cornell Capa, che ne lancia la strepitosa carriera. Apre poi un suo studio di fotografia e inizia a lavorare per le principali riviste di New York e d’Europa. È influenzato dalla filosofia rivoluzionaria di Alexey Brodovitch, come molti altri artisti della sua generazione, che incoraggiava alla sperimentazione e all’innovazione. Nel 1980, trasferitosi in Europa, lavora a Londra, Parigi, Milano e Amburgo collaborando conVogue, Harper’s Bazaar, Stern e Vita. Continua inoltre a sviluppare il suo lavoro personale, viaggiando in tutta Europa e in Nord Africa. Grandi fotografi come Brassaï e André Kertész sono tra i suoi maestri più importanti.
Filosofia esistenziale, religione, teoria dei linguaggi, psicologia e decostruzione postmoderna rimangono i temi principali del suo lavoro. Da quando è tornato a New York, si è dedicato alla sua produzione artistica di ricerca. Sue opere sono conservate in numerose collezioni di livello mondiale, tra cui il MoMa – Museum of Modern Art di New York, il Museum of Fine Arts di Houston (Texas), lo Smithsonian Institution di Washington, DC.
Somoroff svolge attività didattica e collabora regolarmente con diverse istituzioni culturali creando programmi che utilizzano l’arte per migliorare la comunicazione tra le persone e le comunità in cui vivono. Nel 2006 è stato chiamato a realizzare una grande scultura, Illumination I, per lo spazio esterno della Rothko Chapel ad Houston, unico altro artista insieme a Barnett Newman. Nel 2011 la mostra “Absence of Subject” è presentata per la prima volta in maniera completa durante la Biennale di Venezia.
dal 1 febbraio al 7 aprile 2013 al Palazzo delle Stelline, in Corso Magenta 61, a Milano
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