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4 accorgimenti per usare meglio la maschera di contrasto | Club Fotografia

4 accorgimenti per usare meglio la maschera di contrasto

fig.1: El Greco, volendo evidenziare la mano destra di Cristo sullo sfondo della Croce e non avendo Photoshop a portata di mano, ha risolto il problema con la "tecnica del doppio alone"... siamo alla fine del '500

L’ultima volta, abbiamo visto come uno dei trucchi adottati dalla nostra maschera di contrasto consista nell’eliminazione dei cosiddetti “pixels intermedi” (quelli, cioè, di tonalità transitorie tra zone di un colore e zone di un altro – meglio: tra aree più scure e aree più chiare) così da incrementare la sensazione di contrasto/nitidezza complessiva dell’immagine. Un altro efficacissimo escamotage messo in atto da questo scaltrissimo filtro – e anch’esso finalizzato ad esagerare le transizioni, luminose e cromatiche, per focalizzare meglio il tutto – è quello di creare dei veri e proprio bordi lungo i contorni dei soggetti (una sorta di “aloni” piuttosto marcati): uno nero ed un secondo più chiaro. Niente di nuovo, i pittori lo hanno fatto per secoli: El Greco (1540-1614) non usava Photoshop, ma sapeva tutto di questa tecnica (vedi fig.1). Per i disegnatori di cartoni animati e fumetti, poi, è una cosa all’ordine del giorno

La maschera di contrasto rende le immagini più nitide ed è utile in quasi tutti gli scenari grafici, tranne quando si prevede che il lavoro venga nuovamente scansionato (come quando vogliamo produrre una pellicola ad alta risoluzione, ad esempio). Quale che sia il dispositivo di stampa, di grande formato, laser a colori o altra prova di stampa digitale, file Jpeg per il Web, una maschera di contrasto appropriata è importante, tanto più se l’immagine verrà stampata in grandi dimensioni (e per “grandi” intendiamo superiori ad un foglio A4, 20x30cm circa).

fig.2: un semplice uso della maschera di contrasto (ph.: Dan Margulis)

Il problema sta tutto nel giusto compromesso: applicare una maschera di contrasto che non risulti tanto evidente da rivelarsi controproducente. Infatti, si tratta pur sempre di un filtro artificiale che, se abusato, renderà l’immagine stessa “artificiale”. Una volta individuati gli elementi che più soffrirebbero di un elevato contrasto, la sua corretta applicazione non può che dimostrarsi vantaggiosa. In fig.2 potete vedere, in alto, l’immagine originale e, in basso, la stessa con l’aggiunta della maschera. La fig.3, ingrandendo alcuni particolari della stessa foto, evidenzia i quattro aspetti problematici del contrasto di cui trattiamo in queste righe; dall’alto verso il basso: 1) variazione cromatica 2) aloni troppo evidenti 3) rafforzamento di dettagli indesiderati (graffi) 4) esagerazione del disturbo.

fig.3: i quattro "aspetti problematici del contrasto" (particolare ingrandito, ph.: Dan Margulis)

Per cui, gli aspetti da tenere presenti e su cui fare particolare attenzione applicando la maschera di contrasto sono i seguenti:

1)  Non alterare i colori. Scopo della maschera è rendere un’immagine più nitida, non introdurvi nuovi colori. Guardate la fig.3.1: un alone verde acqua, molto poco realistico, così come un rosso brillante, ma piatto e che non c’entra nulla con l’effettiva colorazione del soggetto, arancione. Perché? Questo problema si crea perché la maschera di contrasto è stata applicata all’intera immagine e quindi a tutti i canali di colore, come se ognuno di essi fosse un’immagine in b&n. In altre parole: l’applicazione della maschera crea un’alone scuro sul bordo del più scuro dei due oggetti ed uno chiaro sul bordo del più chiaro; pertanto, nel canale del magenta, l’auto è più scura dello sfondo, ma nel canale del ciano, lo sfondo è più scuro dell’auto. Per cui, nella transizione tra auto e sfondo, la maschera di contrasto rende sì più scuro il ciano, ma contemporaneamente schiarisce il magenta! Risultato: un bell’alone verde acqua sul contorno dell’oggetto rosso. Come risolvere il problema? Una soluzione parziale potrebbe essere quella di sottoporre a contrasto solo il canale più debole (il ciano in questo caso), ma per un’immagine fondamentalmente “semplice” dal punto di vista cromatico come questa, l’approccio migliore, secondo me, è quello di eliminare totalmente il contrasto in ogni canale, agendo soltanto sulla luminosità/brillantezza complessiva dell’immagine (come abbiamo fatto nella fig.3.2 in cui, appunto, non appare nessun tipo di alterazione cromatica).

2) Evitare che si creino degli aloni troppi ampi. La maschera di contrasto risulta credibile quando l’alone caratteristico non è evidente a occhio nudo, altrimenti no. Abbiamo detto che questo filtro agisce applicando un doppio controno – uno chiaro e uno scuro – lungo i bordi degli oggetti sulla scena; il problema a cui andiamo incontro, però, si verifica in particolar modo quando uno degli oggetti da rendere nitido è “relativamente” scuro, mentre l’altro è di tono medio: nel nostro caso il modellino di auto è in grado di “assorbire” l’alone scuro piuttosto pronunciato, mentre sul controno dello sfondo questo risulta troppo evidente. Come risolvere il problema? Il discorso è fondamentalmente sempre lo stesso: evitate di contrastare il canale più scuro! State lavorando in modalità RGB? Non contrastate il canale verde. In CMYK? Il magenta.

fig.4: dettagli indesiderati causati da un'esagerata applicazione della maschera di contrasto (ph.: A. Lo Torto per Aziende Agricole Ferrara, 2008)

3) Nota dolente: i dettagli indesiderati. La maschera di contrasto rende l’immagine più nitida e questo è positivo, finché applicato ai dettagli giusti… guardate la fig.3.3: la nostra automobilina di plastica ha dei graffi sul tettuccio; ok, si tratta di dettagli reali, ma evidenziarli troppo, in certi casi, potrebbe risultare controproducente. Pensate ad una caso classico: le rughe! Soggetti non più giovanissimi, pelli piuttosto “irregolari”, brufoletti qua e là sul volto: in queste situazioni, la maschera di contrasto si rivela davvero crudele! Un altro “caso classico”: la polvere sugli oggetti. E un altro ancora: la retinatura e le imperfezioni della carta quando fate una riproduzione, ecc. (vedi fig.4) Come risolvere il problema? Il metodo migliore è sicuramente quello di operare laddove non è possibile provocare danni e, quando si tratta di facce umane, dove non sono presenti i dettagli del viso. Una regola, piuttosto semplice, valida per qualsiasi tipo di immagine (e non solo per le persone), potrebbe essere questa: tutti gli oggetti rossi, verdi o blu possiedono il maggior numero di dettagli impercettibili nei due canali più scuri. Spiegazione: un volto è prevalentemente rosso (vi ricordo che stiamo lavorando in modalità RGB), in questo caso i due canali più scuri saranno il verde e il blu. Evitate di applicare il contrasto proprio su questi.

4) Contenere distorsione ed effetto grana. Osservando la fig.3.4, potete notare che i pixels casuali sullo sfondo sono resi più evidenti dalla maschera di contrasto. Oltre ad essere un problema contenibile attraverso un uso meno spinto dei parametri della maschera (vedi qui) potete dare anche un’occhiata ai consigli che in passato abbiamo dato a proposito dell’effetto grana e del “rumore” nella fotografia digitale. Comunque sia, bisogna dire che il disturbo causato dall’eccessiva granulosità dell’immagine è conseguenza anche della modalità di stampa impiegata (RGB, piuttosto che CMYK) e della risoluzione del monitor. Tratteremo in futuro di queste tematiche così specifiche, per ora voglio ricordarvi che i problemi di cui abbiamo appena detto possono essere facilmente evitati semplicemente impiegando questo strumento con un minimo di cautela. E’ possibile applicare la maschera in modo molto flessibile, naturalmente secondo le possibilità del software di cui disponiamo. Photoshop può fare tutto quello che vogliamo, ma spesso richiede molta più esperienza di quanto possiamo immaginare. Meditate gente, meditate…

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