Nebbia o foschia: filtri per attenuarla e Photoshop per crearla. 2 possibili soluzioni
“La nebbia agl’irti colli piovigginando sale….”
(G. Carducci)
Qualche mese fa, parlando della temperatura colore, abbiamo introdotto una classificazione funzionale dei filtri fotografici suddividendoli in due macrocategorie:
- i filtri cromatici (di conversione o correzione), che cambiano la proporzione di luce che colpisce il sensore ed il cui scopo principale è agire sull’equilibrio dei colori modificando la temperatura Kelvin della luce (vedi: La temperatura colore: i filtri cromatici) i filtri non cromatici, che mutano la composizione fisica della luce agendo sulle onde luminose stesse, ma non basandosi su un colore proprio per modificare il contenuto della luce bianca, alterano le caratteristiche cromatiche delle immagini soltanto in alcuni casi. La maggior parte di essi non presenta infatti alcun colore (da cui il nome), al massimo possono sembrare grigi o bianchi-opachi. Il modo più semplice per classificarli è, anche in questo caso, secondo la loro funzione:
Filtro | Funzione Principale | |
1 | Neutral Density (ND) | ridurre la quantità di luce che raggiunge il sensore |
2 | Lenti Addizionali | diminuire la distanza minima di messa a fuoco |
3 | Effetto Nebbia/ Anti Foschia | aumentare/ridurre l’effetto nebbia/foschia |
4 | Polarizzatore | aumentare/ridurre i riflessi e la saturazione |
5 | Diffusore/Soft | ridurre nitidezza e piccoli dettagli |
Dal momento che un affezionato lettore e amico di clubfotografia.com ha esplicitamente richiesto di trattare l’argomento, da oggi parleremo dei cosiddetti filtri anti foschia anzi, più in generale, delle modalità per cercare di eliminare la foschia dalle nostre foto, sia utilizzando il metodo tradizionale (attraverso i filtri, appunto), sia cercando di ottenere il risultato inverso grazie alla tecnica della post-produzione digitale con Adobe Photoshop (vedi: Photoshop e l’effetto nebbia in 8 semplici passi). Vediamo come fare.
Il miglior metodo anti foschia. Due differenti categorie di filtri (leggi: opposte) sono praticamente le uniche ad agire su di uno specifico fenomeno atmosferico: la nebbia. Infatti, i cosiddetti filtri anti foschia sono in grado di penetrare l’eccesso di raggi ultra-violetti presenti nell’atmosfera, così come i filtri effetto nebbia, al contrario, di creare la foschia quando non c’è, o di aumentarne l’intensità nel caso quella presente non sia sufficiente ai nostri scopi.
Ma in che cosa consiste la foschia? Diciamo subito che si parla di foschia quando una mescolanza di goccioline d’acqua, di polvere e, sempre più frequentemente, di smog e inquinamento si combinano con le particelle d’aria e permangono in sospensione nell’atmosfera. Sostanzialmente si tratta di una specie di banco nuvoloso che, diversamente dalle nubi tradizionali che si trovano in alto nel cielo, si forma a contatto con il suolo terrestre in particolari condizioni di temperatura e umidità. Dal momento che l’acqua è la causa principale della formazione della nebbia e data la sua alta “capacità diffusiva e dispersiva” dei raggi luminosi, l’alone biancastro e confuso visibile ai nostri occhi ne è il risultato. Infatti, questo pulviscolo nebbioso si dispone a striscia lungo la linea dell’orizzonte, raggiungendo persino gli strati più alti dell’atmosfera e, una volta investito dalla luce solare, produce due effetti evidenti: 1) la separazione di alcune delle lunghezze d’onda del colore visibile e 2) la dispersione dei raggi del sole.
Nella fotografia a colori la foschia in lontananza è resa da un effetto bluastro, mentre nel bianco e nero il risultato è una perdita del contrasto e una sorta di “ingrigimento” localizzato della gamma tonale. Le cause principali di entrambi gli effetti sono senza dubbio la dispersione delle lunghezze d’onda della luce visibile, specialmente verso il blu, e (utilizzando la pellicola) l’impatto delle radiazioni UV sull’emulsione. Nel caso in cui ci trovassimo di fronte ad una nebbia molto intensa (el nebiùn… come lo chiamano nella mia Milano), a differenza delle piccole particelle tipiche della foschia, ci troveremmo a fronteggiare dei veri e propri goccioloni d’acqua; in questa particolare situazione i raggi solari sono in grado di attraversare quasi completamente la coltre caligginosa e pertanto di trascinare con sé la componente rossa dello spettro, ma non quella blu-violetta. Inoltre, la luce che proviene dal punto di ripresa respinge il blu, mentre permette al rosso di passare indisturbato… il risultato finale? Una nuvola biancastra e traslucida con una leggera dominante bluastra! Una schifezza.
Orbene, quando s’incontrano delle condizioni di foschia o di nebbia pesante, bisogna sempre ricordare che sebbene il nostro occhio non sia capace che percepire luce bianca, tanto le pellicole, quanto i sensori delle fotocamere digitali sono sensibili alle radiazioni UV. Sì, quei raggi che molti giovanotti si sparano nelle cabine dei centri abbronzatura per far colpo sulle ragazze, sono un disatro per i fotografi a caccia della nitidezza perduta…
Nel caso delle pellicole monocromatiche in b/n, gran parte dell’effetto sgradito bluastro, dovuto alla radiazione ultravioletta scomposta nell’atmosfera, può essere eliminato montando sul nostro obiettivo dei filtri gialli o rossi (più efficaci). Con le pellicole a colori e le fotocamere digitali, per sbarazzarci delle dominanti cromatiche prodotte dalla dispersione dei raggi luminosi, il miglior rimedio è costituito da un filtro UV trasparente o da uno skylight leggermente rosato. Detto tra noi, si tratta di metodi abbastanza efficaci, ma sicuramente non risolutivi, soprattutto quando si ha a che fare con la fotografia chimica. Ad esempio, scattando con una pellicola diapositiva, lo skylight potrebbe “scaldare” un po’ troppo la scena (a causa della sua sfumatura rosata) mentre, con una negativa a colori, il suo effetto potrebbe venire vanificato durante le filtrazioni correttive del processo di stampa, risultando pertanto inutile… col digitale le cose cambiano, ma senza esagerare. Se vi va, leggettevi i consigli di RS232 sul forum di zmphoto.it. Tecnici, ma utili…
Una prima soluzione. Tagliamo corto. A mio avviso una buona soluzione potrebbe essere la seguente: montare un filtro UV forte. Sappiamo che questi filtri esistono di diverse intensità e l’unico veramente in grado di eliminare tutte le radiazioni ultraviolette è il vecchio Kodak 2A; il problema però è il suo colore giallo che, quando si scattano diapositive, ci dà una dominante pazzesca. Allora, l’unica casa che ha ancora in catalogo un filtro corrispondente al Kodak 2A è la mitica B+W con il suo 420 e, giustamente, ne consiglia l’utilizzo soltanto con le pellicole in b/n, ma scattando negative a colori o col digitale, per me è possibile eliminare la dominante gialla montando sulla lente un ulteriore polarizzatore circolare…. lo so, è una soluzione un po’ troppo artefatta, ma se la teoria ci assiste dovrebbe funzionare. Annullare le dominanti con Photoshop penso sia la cosa migliore, ma per i puristi della fotografia…
Ricapitolando: è possibile attenuare efficacemente la foschia dalle vostre fotografie scattando in digitale o con pellicola negativa a colori facendo uso di un filtro B+W 420 (ex Kodak 2A) e di un polarizzatore circolare montato su quest’ultimo (legge di Lo Torto :-). Questa “legge” non è valida con le pellicole per diapositive ed è inutile con quelle in bianco e nero (che ovviamente non registrano le dominanti), non è stata mai verificata e si basa esclusivamente su speculazioni di carattere teorico… se qualche ardito sperimentatore vuole tentare la prova è pregato di mostrare a tutti i suoi risultati sulle pagine di clubfotografia.com. A.L.T. se ne assume tutta la responsabilità.
Una seconda soluzione. La succitata B+W ha recentemente immesso sul mercato una linea di filtri professionali contrassegnati dalla sigla “XS Pro MRC” che propone in catalogo anche un buon numero di soluzioni adatte agli UV e al problema della foschia (anti haze filters). Ad essere sincero non ho ancora avuto occasione di provarli sebbene negli Stati Uniti si stiano diffondendo a macchia d’olio, grazie soprattutto ad E-bay e ai vari negozi on-line. Credo proprio che non siano la soluzione definitiva al problema della nebbia, comunque non mi dispiacerebbe sentire il parere di qualcuno che ne ha avuto esperienza diretta. M’informerò e vi farò sapere. Per chi è interessato, abbastanza esplicativo (ma non troppo) il sito della Schneider Optics.
Conclusioni. La capacità dei filtri UV e degli skylight di attraversare lo strato di foschia dipende dalla composizione di ciò che noi percepiamo come foschia. Nella ripresa qui a fianco, scattata con un obiettivo Canon EF 800mm f/5.6, un “vecchio” filtro Tiffen Haze 1A è riuscito a penetrare la leggera bruma di una mattina australiana. E’ vero, rimane un’impercettibile sfumatura blu che un filtro skylight forse avrebbe eliminato… A questo punto io mi domando: non sarebbe meglio sfruttare la nebbia in modo creativo?
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