“Le donne di Life”. Allo Spazio Forma.
di Elisabetta Spinelli

John e Jacqueline Kennedy al loro ricevimento nuziale, Newport, 1953 (ph.: Lisa Larsen - courtesy of Fprma Milano)
Un viaggio nell’opera delle pioniere della fotogiornalismo al femminile e nell’evoluzione del ruolo della donna nell’America degli anni ’30, ’40 e ’50, tra piega perfetta, trucco impeccabile e tanta voglia di libertà. La collettiva espone 35 scatti, stampe ai sali d’argento, dai negativi originali conservati negli archivi della Life Gallery of Photography di New York, che saranno anche messe in vendita per la gioia dei collezionisti.
L’evento milanese è in concomitanza con il 75° anniversario dalla pubblicazione del primo numero di Life, che uscì il 23 novembre 1936, con in copertina la diga di Fort Peck in Montana, scattata da Margaret Bourke-White, prima donna assunta da Life. Accanto alla Bourke-White, la più famosa – la prima fotografa occidentale ammessa negli anni ’30 a visitare i luoghi dell’industria sovietica, con i budget più ricchi per la realizzazione dei suoi servizi e il più alto numero di assistenti, hanno fatto la storia del magazine americano anche altre donne celebri, chiamate a immortalare i cambiamenti della società nel momento in cui gli uomini venivano chiamati in guerra. Se Bourke White ci appare nelle immagini esposte mentre nel 1931, in equilibrio a 380 metri di altezza, prende uno scatto sulla cima dell’Empire State Building, dando corpo a quell’idea di femminilità nuova, forte e determinata emersa dopo la Grande Guerra e consolidata negli anni della Grande Depressione – altrettanto esemplari sono le immagini realizzate negli anni ’50 da Larsen, Leen e Holmes: ragazze che mettono al sole la propria bellezza senza timore, strette nei costumi da bagno dell’epoca, che ridono al bar tra una sigaretta e un bicchiere in un momento di pausa dallo studio del college, che ammiccano da dietro agli occhiali da sole, sperimentando una seduzione sempre più consapevole.

Margaret Bourke-White al lavoro in cima al Chrysler Building, New York 1931 (ph.: Oscar Graubner - courtesy of d.repubblica.it)
Come Martha Holmes, scomparsa nel 2006, che si unisce a Life nel 1944, ritrattista di celebrità come Judy Garland, Jackson Pollock, Eleanor Roosvelt. O Nina Leen, di origine russa, cresciuta tra Italia, Svizzera e Germania, sempre pronta a immortalare, con la sua mitica Rolleiflex, adolescenti (famosi i suoi reportages sui teenager americani) e animali, che amava tantissimo. Infine la poliglotta Lisa Larsen, tedesca arrivata a New York a soli 17 anni che, dopo aver lavorato per Vogue, New York Times, Glamour e altri magazine prestigiosi, venne ingaggiata da Life dal 1950. Lisa che amava visitare i luoghi più sperduti del mondo e sapeva spaziare dalle foto di personaggi politici (sue alcune delle immagini del matrimonio di John e Jacqueline Kennedy) a quelle di moda, da quelle architettoniche a quelle paesaggistiche, lavorò per Life fino a poco prima della sua morte prematura, avvenuta a soli 34 anni.
In mostra anche un “occhio maschile” con alcuni ritratti di Alfred Eisenstaedt, autore della celebre foto del marinaio americano che bacia una giovane donna nel V-J Day, che lavorò per Life dal 1936 al 1972.
Dal 2 febbraio all’11 marzo 2012 allo Spazio Forma – p.zza Tito Lucrezio Caro 1, Milano.
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