La Sezione Aurea in fotografia: 6 consigli per sfruttare al meglio la Regola dei Terzi
Come abbiamo visto, la Regola dei Terzi è la tecnica tradizionale per decentrare la posizione del soggetto e realizzare una struttura complessivamente armonica (e non è un caso se la sua applicazione pittorica nell’arco dei secoli è stata tanto frequente). Una composizione “ancorata al centro” risulta statica, priva di dinamismo e alquanto banale; infatti il centro dell’immagine, pur essendo determinante per il primo impatto visivo, non è il punto in cui l’occhio preferisce soffermarsi. Sappiamo bene quanto le regole prefissate suscitino insofferenza (non ditemelo!), ma per creare un’immagine d’effetto è necessaria una buona capacità compositiva, infatti è palese che una fotografia mal costruita renderà meno apprezzabile il vostro lavoro e vanificherà molte delle vostre fatiche – anche se chi guarda non saprà dirvi perché quell’immagine non è riuscita bene… Ok, prima o poi arriveremo ad avere macchine fotografiche anche in grado di ricercare e comporre gli elementi essenziali di un’immagine ben equilibrata (e a quel punto il nostro mestiere sarà definitivamente concluso) comunque, per adesso, certi aggeggi non sono ancora in commercio. Per cui voglio darvi qualche piccolo consiglio che, in base alla mia esperienza, si è rivelato molto utile nella realizzazione di composizioni piacevoli.
Ricordando brevemente quanto detto nei capitoli precedenti, per seguire la regola dei terzi, immaginante che il vostro mirino/schermo di messa a fuoco sia diviso in nove parti uguali da una griglia simile a quella del gioco del tris. Inquadrando, ponete il vostro soggetto in uno dei quattro punti d’intersezione della griglia immaginaria, sia che si tratti di un albero innevato, un leone nella savana o la famosa casa nella prateria… Questa tecnica è valida tanto per le inquadrature orizzontali, che per quelle verticali e, vedrete, si rivelerà ben più efficace di una banale composizione centrata.
1. Cieli scenografici. Provate a drammatizzare un cielo ponendo l’orizzonte lungo la linea più bassa della griglia immaginaria. In caso doveste riprendere un cielo grigio (magari per caratterizzare maggiormente la vostra “storia fotografica”) potreste invece far coincidere l’orizzonte con la linea più alta. Tentar non nuoce (e sperimentare ancora meno).
2. Primi piani. Fotografando da distanza ravvicinata, come nei primi piani, sarebbe bene porre il tratto che vogliamo mettere in risalto in uno dei due incroci superiori della griglia. Eviteremo in questo modo eventuali spazi vuoti al di sopra del nostro soggetto e al contempo riempiremo il fotogramma.
Nel ritratto qui accanto, mi sembrava ovvio che due splendidi occhi verdi come questi andassero assolutamente posizionati nel punto di massima visibilità. Anche la bocca però…
3. Soggetti in movimento. La regola dei terzi trova naturalmente un eccellente campo di utilizzo se applicata in caso di entità in movimento. Infatti consente di lasciare intorno a questo genere di soggetti un’ideale “spazio in cui potersi spostare”: In un attimo di “pausa di riflessione” la persona (o l’animale) dovrebbe avere la possibilità di muovere lo sguardo verso il lato libero del fotogramma (a meno che non guardi in macchina), come se si trovasse in procinto di compiere un movimento in quella direzione (pensate ad una gatto pronto a spiccare un balzo).
4. Da sinistra a destra. Una volta superato il primo sguardo, solitamente rivolto verso la parte centrale del fotogramma, è tipico di noi occidentali osservare un’immagine nello stesso modo in cui leggiamo e scriviamo: da sinistra verso destra. Sarebbe quindi consigliabile, in certe occasioni, porre il soggetto principale nell’area di sinistra dell’inquadratura (anche se io lo faccio molto raramente). Come abbiamo già fatto notare, ponendo il soggetto centralmente si corre il rischio che l’occhio tenda a trascurare le altre zone dell’immagine, perdendo così dei dettagli. Nel caso fosse necessario mettere a fuoco il nostro soggetto in posizione centrale, fatelo; poi però ricomponete il fotogramma avendo l’accortezza di bloccare la messa a fuoco (in quasi tutte le fotocamere basta una leggera pressione del pulsante di scatto).

Viviana by A. Lo Torto, 2006 - a dimostrazione del fatto che la regola dei terzi può anche non essere così rigorosa...
5. La posizione migliore. Se vi è possibile collocate il vostro soggetto nella posizione che vi sembra più adatta; altrimenti spostatevi voi, o al limite la macchina fotografica. Ottenere una composizione perfetta può voler dire fare qualche passo a destra o a sinistra, alzare o abbassare l’inquadratura o, addirittura, prendere la macchina e muoversi di alcuni chilometri fino a trovare il punto di vista ideale. No pain, no gain….
6. Soggetto secondario. Nel caso il vostro centro d’interesse fosse troppo piccolo rispetto all’inquadratura adottata e non vi trovaste nelle condizioni adatte di avvicinarvi a sufficenza al soggetto, potreste correre il rischio di ottenere un’immagine finale “troppo vuota”. A quel punto, se non volete sottolineare troppo l’idea di “isolamento” di quanto state fotografando, per soddisfare l’occhio dell’osservatore cercate d’includere nella composizione sempre qualcos’altro d’interessante, una sorta di soggetto secondario, anche posizionato più lontano (attenzione però a non farlo risaltare troppo, altrimenti da secondario potrebbe diventare principale…).
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