La fotografia panoramica: 8 regole fondamentali.
di Antonio Lo Torto
Abbiamo visto che gli obiettivi ultragrandangolari producono immagini uniche nel loro genere, in virtù del loro straordinario angolo di campo. Esistono anche altre classi speciali di ottiche in grado di fornire angoli di campo ancora più spinti: gli obiettivi fisheye – con la loro particolare resa curvilinea – e le fotocamere panoramiche – che hanno la caratteristica di poter ruotare, esse stesse o l’ottica, al fine di ottenere angoli di campo maggiori.
Oggi ci occuperemo in particolare di questo interessante genere di fotografia e impareremo come sia possibile ottenere ottime foto panoramiche a partire da una serie di scatti “in parallelo”.
NOTA: esistono fotocamere in grado di ruotare addirittura di 360° ed effettuare su un unico fotogramma la ripresa dell’ambiente circostante.
In passato – in quello che io di solito chiamo il tempo che fu della pellicola – realizzare un’immagine panoramica significava, in primis, dotarsi di un’attrezzatura specifica e costosa, solitamente appannaggio dei professionisti o degli appassionati molto motivati e, secondariamente, trascorrere un mucchio di tempo in camera oscura cercando di sovrapporre e “appiccicare” sulla carta da stampa, alla meno peggio, le foto precedentemente scattate. Per questi motivi chi si dedicava a questa vera e propria arte era, nella stragrande maggioranza dei casi, uno specialista del settore, con tempo a disposizione e denaro da investire (ho conosciuto più di un “fotografo panoramico” nel corso della mia carriera; tutta gente con le idee molto chiare. Tralasciando i “casi unici” – come Michael Nichols del National Geographic che ha scattato una foto a figura intera di una sequoia di 115 mt “incollando” insieme 84 fotogrammi. 12 persone di staff, 1 milione di dollari di attrezzatura… potete ammirare il suo lavoro nella foto n.2 e a questo link – il mercato di sbocco dei loro prodotti consisteva solitamente nell’industria dell’editoria divulgativa o delle cartoline illustrate).

Foto n.3, anche nella produzione "commerciale", la fotografia panoramica trova spettacolari applicazioni (courtesy of kenrockwell.com)
Oggi, nell’era delle apps, tutto è più facile… molto più facile. Comunque sia, non è nostra intenzione proporvi una carrellata di programmini, più o meno efficaci, per ottenere immagini panoramiche, bensì di darvi qualche suggerimento utile affinché possiate realizzarle da voi stessi (e con una qualità decisamente superiore). Infatti, sebbene sempre più sofisticati, i softwares in circolazione risultano ancora poco adeguati a gestire files immagine di grosse dimensioni e, inoltre, non consentono quel controllo totale sui risultati che ogni buon fotografo dovrebbe costantemente perseguire. Attenendosi ad alcune linee guida di carattere generale, invece, riuscirete sicuramente ad incrementare le vostre abilità di fotografi panoramici, bypassando percorsi prestabiliti da altri e guadagnandone sicuramente in termini creativi. E poi, come si dice: chi fa da sé, fa per tre…
Ovviamente, l’utilizzo di un software in grado di gestire le immagini scattate è assolutamente necessario. Il mio consiglio è d’incominciare con quanto messo a disposizione dalla casa produttrice della fotocamera che stiamo utilizzando. Canon e Nikon, ad esempio, propongono delle discrete soluzioni. La prima, infatti, regala agli acquirenti dei suoi modelli, compatti e bridge, PhotoStitch, mentre Nikon si appoggia a Panorama Maker, un programma realizzato da ArcSoft, più complesso, ma decisamente anche più completo. In ogni caso, il solito Photoshop, a partire dalla versione Elements 7 (credo..), ha incrementato notevolmente le potenzialità del suo PhotoMerge e, pertanto, anche nell’elaborazione delle immagini panoramiche, l’applicazione di Adobe si pone come punto di riferimento.
Nel prossimo articolo, infatti, vedremo come realizzare una foto panoramica proprio con questo programma. Per ora è importante seguire alcune regolette fondamentali che ci consentiranno di partire da una buona serie di foto iniziali necessaria a elaborare la nostra foto panoramica.
Le 8 regole base della fotografia panoramica
1. Modalità Panorama Assistito. Moltissime fotocamere di fascia medio-bassa, anzi praticamente quasi tutte, sono dotate di quella che viene di solito definita “modalità di Panorama Assistito“. Utilizzatela. Infatti, questa consente di produrre una serie di immagini utilizzabili per la realizzazione di un’ immagine panoramica. Usare questa funzione diminuisce le problematiche di sovrapposizione quando ci si avvale di un programma di giunzione delle immagini per la creazione di una foto panoramica. In modalità di Panorama Assistito, di solito, la fotocamera attiva una serie di funzioni: primo) il display della macchina ci mostra l’ultima foto scattata da un lato e, dall’altro, una visuale “live” di ciò che sta di fronte all’obiettivo. Sembrerà strano, ma ciò è utilissimo per allineare nel modo più corretto una foto all’altra. secondo) quando settiamo la fotocamera in questa modalità, l’esposizione automatica NON cambia da una foto a quella successiva. Potete intuirne i vantaggi in termini di omogeneità della luce complessiva sull’immagine finale e di riduzione delle problematiche di giunzione da parte del software in fase di post-produzione.
2. Sovrapporre molto. Sovrapporre un’immagine all’altra è uno dei passi fondamentali nella realizzazione delle fotografie panoramiche. Scattare semplicemente “scorrendo” lungo una linea retta, senza riprendere nella foto successiva molto di ciò che si è già ripreso in quella precedente, è pericoloso. Nessuno vuole ammirare un panorama (il Grand Canyon o l’Alta Engadina, ad esempio) inframmezzato da una bella striscia bianca…in cui manca un pezzo del nostro landscape! Buona norma sarebbe riprendere ad ogni fotogramma successivo un buon 30% di quello precedente… a volte può essere un po’ di più, a volte un po’ di meno. Penso che una certa confidenza con il proprio mezzo fotografico sia la soluzione ideale per capire “quanta percentuale” risulti necessario ricomprendere nella sequenza delle varie immagini.
3. Mantenere lo stesso livello. Se la vostra immagine panoramica si compone di pochi fotogrammi, quattro o cinque al massimo, non è molto importante. Ma all’aumentare del numero delle foto, mantenere l’orizzonte sempre alla stessa altezza diventa basilare. Un obiettivo è sostanzialmente un sistema di lenti curve: quando scattate una serie di foto tutte alla medesima altezza, i particolari di una scena, passando attraverso le lenti, colpiscono il sensore con lo stesso angolo d’incidenza. Se, ad esempio, abbassate un po’ l’inquadratura, alcuni oggetti sullo sfondo incideranno sul sensore con un’angolazione relativa differente rispetto al fotogramma precedente e, se le immagini da unificare sono tante, ciò causerà il cosiddetto “effetto a ventaglio” capace di mandare in palla il vostro software di elaborazione panoramica. Gli stessi oggetti, ma ripresi a distanze e ad angolazioni diverse, vengono infatti “riconosciuti” dal computer come differenti… vi lascio immaginare le conseguenze. Nella foto n.6 potete osservare una dimostrazione di quanto appena detto.
4. Occhio all’esposizione! Se la fotocamera con cui volete realizzare i fotogrammi da unificare in post-produzione non è dotata di modalità Panorama Assistito (come una reflex digitale, ad es.), il consiglio più spassionato che posso darvi è quello di regolare l’esposizione manualmente. Osservate la foto n.7 e capirete. Notate le differenze di tonalità presenti nel cielo? Il software è stato in grado di “aggiustare” il gap di esposizione all’interno del canyon, ma ha fallito sullo skyline… Regolando manualmente tempo e diaframma su TUTTE le immagini della serie allo stesso valore registrato per la prima, si sarebbe potuto evitare questo errore piuttosto grossolano.
5. Attenzione agli oggetti in movimento. Gli oggetti in movimento sulla scena da riprendere – persone, automobili, uccelli, ecc. – possono costituire un’arma a doppio taglio. Infatti, qualche soggetto in moto risulta sempre piacevole, ma badate che non siano troppi! In primo luogo perché troppe cose che si muovono mandano in palla il software (soprattutto se i soggetti si trovano lungo le principali linee di giunzione e di riconoscimento dell’immagine) e, secondariamente, perché possono creare una certa confusione generale. In ogni caso, proprio per l’ampiezza della scena da registrare, i soggetti in movimento risultano inevitabili. Cerchiamo di gestirli con saggezza.
6. Grandangolari?. Di questo genere di ottiche abbiamo parlato molto. Sappiamo che si suddividono in tipologie differenti: tra i 20 e i 50mm di lunghezza focale troviamo i grandangolari veri e propri; sotto i 20mm i cosiddetti ultra-grandangolari. Nella fotografia panoramica, l’utilizzo di supporti troppo spinti in fase di ripresa non è proprio consigliatissimo. La distorsione “fisiologica” causata da questi obiettivi è sempre in agguato. La soluzione migliore è utilizzare un’ottica di poco inferiore al 50mm e, contemporaneamente, scattare una quantità di foto superiore a quella che si scatterebbe normalmente; una volta terminato, lasciate fare al software di elaborazione. Ci penserà lui a sistemare le cose.
7. Destra – sinistra, sinistra – destra.. Non è importante in quale “senso” scattate, se da destra a sinistra o viceversa. L’importante è che manteniate sempre la stessa linea di orizzonte, non modifichiate la focale e non tocchiate l’esposizione. Al limite, potreste pure fotografare prima la parte destra della scena, poi quella sinistra e, infine, la parte centrale. Se il programma a cui ci affidiamo è buono, non ci sono problemi. Sarà sufficiente tenere a mente il consiglio n.2… sovrapporre molto.
8. Panorami verticali. Come per le inquadrature verticali, trascuratissime soprattutto dai fotografi alle prime armi, anche i panorami con estensione dal basso verso l’alto sfuggono spesso agli occhi poco allenati di molti “novellini”. Si tratterà di riprese forse tecnicamente un po’ più scomode (armeggiare con la testa del treppiedi in senso verticale non è proprio il massimo della vita, ma ciò dipende molto anche dal tipo di testa a nostra disposizione), ma i principi sono esattamente gli stessi. In questo senso gli edifici, gli alberi molto alti (vedi foto n.2), le cascate, ecc. costituiscono sicuramente un ottimo esercizio. Provate.
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