La composizione fotografica: linee e sagoma

foto n.1: un pizzico di magia in questa linea curva di una tranquilla strada nel bosco. Fiabesca (ph.: Roberto Placido)
Per illustrare questo articolo mi sono servito delle immagini postate da alcuni di voi sulla nostra pagina di Facebook. In ogni caso, la mia scelta è stata assolutamente casuale: ho pescato in mezzo a un mucchio di foto che avrebbero potuto, tutte, fare da contorno alle mie parole. I concetti di sagoma e linee nella composizione fotografica sembrano essere stati molto ben recipiti da moltissimi amici di clubfotografia.com; vuoi per un’intrinseca semplicità degli stessi, vuoi per un’innata disposizione umana a seguire determinati “sentieri psicologici”, le foto scattate con la testa (e con il cuore) dimostrano, ovviamente, di essere le migliori… Quindi, per ora, ringrazio Aatif Abdalla Abdelrhaim, Roberto Placido, Massimo Lombardi, Maurizio Villa e Alberto Rossi per le belle immagini ma, presto o tardi, ringrazierò per il loro contributo anche molti altri amici del nostro “atipico” club fotografico.
Linee
Le linee sono ovunque intorno a noi. Danno una direzione alla nostra vita. Alcune linee, come le strade (insieme agli orizzonti, le linee più tipiche, forse), ci portano a casa, ci guidano verso qualcosa di meraviglioso; altre, come la via verso la salvezza, ci tirano fuori dai pericoli. La convergenza all’infinito di molte strade, spesso, ci conduce oltre e ci fa riflettere su temi trascendentali.
Ogni linea evoca una risposta emotiva, positiva o negativa: rimanere bloccati in una lunga linea di traffico è molto irritante; avere una lunga linea della vita sul palmo della mano, invece, no.
Le linee possono simboleggiare saggezza ed esperienza (le rughe sul volto del nonno); quelle frastagliate, pericolo e paura (attenti a quel vetro rotto!), oppure energia intensa (hai visto che lampo?!). Le linee curve rappresentano la natura: le chiome degli alberi che si piegano sotto l’azione del vento, le onde del mare, il seno di una donna.

foto n.3: Flatiron Building, l'imponenza che comunicano le linee verticali (ph.: A. Lo Torto - NYC, 2007)
La direzione delle linee influenza considerevolmente il loro valore simbolico: quelle orizzontali evocano tranquillità, sono linee stabili; le linee verticali vengono, invece, di solito associate a sentimenti di fierezza, di dignità e d’imponenza (i grattacieli di NY ne sono l’esempio più lampante, vedi foto n.3). Se siete sicuri delle vostre idee, il buon senso vi suggerisce di tenervi fermi e dritti… Le diagonali (che personalmente apprezzo tantissimo) non sono né calme, né rigorose: evocano piuttosto il movimento, la velocità. Una scala a pioli appoggiata ad un muro suggerisce uno spostamento in su o in giù. Le linee hanno un grandissimo “peso visivo” notevole: quelle più spesse, di solito, simboleggiano una forza maggiore di quelle sottili.
Una breve nota: linee curve e diagonali movimentano l’immagine, la rendono più vivace. Tuttavia, le curve, grazie alla loro “morbidezza”, riescono a creare un senso di scorrevolezza apprezzabile (vedi foto n.1). Sono più difficili da trovare perché, contrariamente alle rette, è difficile che possano essere create deliberatamente, magari avvalendosi di un grandangolare, o scegliendo un’inquadratura laterale. Questa loro “rarità” le rende molto più interessanti e, se non sono scontate, risultano sicuramente di grande impatto. Consiglio: non limitatevi a fotografare linee che qualcun altro ha già prodotto (un architetto, un grafico, ecc.), ma aiutandovi con la prospettiva cercate di “disegnarle” voi! (vedi foto n.4).
Acquistando consapevolezza del messaggio nascosto nelle linee, potrete influire sull’impatto emotivo delle vostre immagini. Provateci.
Sagoma

foto n.5: la sagoma contrasta di una montagna: ricorda un paesaggio quasi desertico (ph.: Aatif Abdalla Abdelrahim)
Se mi chiedessero qual è il primo elemento identificativo di una cosa, quasi certamente (e non lo dico perché ne stiamo parlando adesso) vi risponderei la sua sagoma. Il profumo di un fiore è determinante, ok, ma fino a che non ne vedete la sagoma, come potete essere sicuri che si tratti veramente di una rosa e non di qualcos’altro su cui è stata spruzzata un po’ di essenza profumata?! La donna con la voce più sexy del mondo potrebbe anche essere un po’ (tanto) bruttina…
Pensate ad un classico film horror: una famigliola vive tranquilla e serena in una villetta di periferia, fino a che, un “bel” dì, un mostro inizia a terrorizzarli! Il poliziotto, nel soggiorno di casa, fa loro delle domande: “Com’era questa cosa? Alta, bassa, magra, grassa…?” Di che si tratta? Di uno schema collaudatissimo per far leva sulle nostre ansie riguardo a ciò che è invisibile… di cui non conosciamo la sagoma. Ecco perché, di solito, il seguito di un film dell’orrore finisce per fare un bel flop! Chi ha già visto il primo sa com’è fatto il mostro. Conosce già la sua sagoma! Vabbè, torniamo a noi.
Senza linee non vi può essere sagoma, ovvio. Una sagoma è una linea chiusa. Quadrati e rettangoli sono delle sagome delimitate da quattro lati: queste figure evocano una sensazione di stabilità perché, comunemente, simboleggiano gli oggetti della nostra quotidianità (le case, le macchine, ecc.). I triangoli richiamano la forza, la durata nel tempo, la permanenza stabile: la Piramide di Cheope, una montagna, gli elementi portanti dei ponti e delle impalcature (ma provate a rovesciare un triangolo e ad appoggiarlo su un vertice…!).
Le sagome curvilinee, come la lettera “S”, ci ricordano il movimento e, solitamente, le associamo all’acqua (fiumi), alla crescita delle piante, alla musica. Curiosamente però, ci risultano anche molto più “pacifiche” e tranquille di sagome appuntite come la “V”… Quando le curve, poi, iniziano a piegarsi su se stesse vengono fuori i cerchi e le spirali. E il cerchio è certamente il più forte dei simboli universali dell’arte e della natura: una linea che ritorna al suo punto d’origine. Il cerchio è il Sole, la Luna, la Terra; evoca completezza, integrità psichica, calore. E’ un intero che soddisfa ed è capace di unificare una composizione dotandola di un centro di forza.
Componendo immagini basate principalmente sulle sagome, è necessario prendere qualche accorgimento:
1. una sagoma è definita al meglio quando viene illuminata in luce diretta o in controluce;
2. una sagoma illuminata in luce diretta va fotografata frontalmente (per la foto n.6 ho usato un fill-in flash per evitare che la figura mi diventasse una silhouette: m’interessava riprendere anche la trama del tronco e l’ombra che la punta piegata del cancello formava su sé stessa);
3. è necessario creare forti contrasti fra la sagoma e ciò che la circonda;
4. la più “classica” di tutte le sagome è la silhouette, di cui tanto abbiamo detto; comunque ricordatevi sempre che i momenti più adatti per realizzare le silhouettes sono l’alba e il tramonto, in cui i soggetti, illuminati in controluce, non presentano né forma, né trama. Sono le più essenziali di tutte le sagome, quelle fotografate più spesso.
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