Controlliamo la luce nella macro: 3 accessori “fai da te”, facili da realizzare e utilissimi nella ripresa sul campo
Il controllo della luce naturale che cade sul soggetto è uno degli aspetti più importanti della macrofotografia. Nessun sensore, né tantomeno pellicola alcuna, sono in grado di registrare la stessa gamma di ombre e di luci percepita dall’occhio umano. Anche se con il digitale le cose sono decisamente migliorate (da ±5 stop di una diapositiva, siamo passati ai quasi ±10 di un file raw processato da un sensore CMOS), noi fotografi siamo spesso costretti a ridurre il contrasto luminoso dei soggetti che dobbiamo riprendere.
Esistono vari metodi per farlo, ma quello più semplice e ovvio è cercare di controllare direttamente, attenuandola o amplificandola, la fonte principale di contrasto: la luce.

Ciò che si può fotografare a New York City, all'undicesimo piano di un palazzo sulla 2nd ave., alle volte è davvero stupefacente... manco in Amazzonia! (ph.: A. Lo Torto, 2009)
Troppo spesso, purtroppo, si ritiene che la giornata ideale per fotografare sia soleggiata e senza nubi, mentre, in realtà, la luce di una giornata così è sicuramente la peggiore per la macrofotografia (e non solo), infatti, è troppo “dura“: cercando di registrare tutti i più minuti dettagli di un certo soggetto, l’lluminazione dura ne nasconde la maggior parte nelle ombre e nelle zone sovraesposte. Scattando, invece, quando il cielo è coperto, i dettagli “schizzanno fuori” come per magia: i colori si ravvivano e le sfumature ritrovano il loro posto. La coltre nuvolosa, quando è alta, si comporta esattamente come un’immensa sorgente di luce diffusa (una specie di softbox naturale!).
Ovviamente, fotografare soltanto nelle giornate coperte è praticamente impossibile (soprattutto per chi lo fa di mestiere, o per chi sfrutta solo i giorni di vacanza per dar sfogo alla passione); bisogna perciò imparare a controllare la luce naturale, qualunque sia la sua intensità. Gli accessori più utili a questo fine sono svariati, ma fra i meno complicati e problematici troviamo i pannelli riflettenti, i diffusori e gli schermi.
1. I pannelli riflettenti

Per quanto riguarda le "soluzioni casalinghe" al problema dei diffusori e dei pannelli riflettenti, il web è sicuramente la fonte migliore. Si trova davvero di tutto! (fonte: Internet, elaboraz.: www.theredeer.it)
I migliori pannelli riflettenti che io conosca o abbia mai usato quando mi sono cimentato con la macro in esterni, me li sono sempre costruiti da me. Come? Ricoprendo un cartoncino di piccole dimensioni – di solito in formato A5 al massimo, 14,8x21cm – con della pellicola di alluminio da cucina (la “carta stagnola”, come si diceva una volta) prima sgualcita e poi spianata. Accortocciate quindi un po’ di pellicola, ridistendetela con cura e incollatela sul cartoncino. Questo procedimento molto elementare ci restituisce una superficie in grado di riflettere una luce molto aperta e diffusa. Badate che è possibile persino modificare l’intensità di riflessione della luce. Come? In base alla “sgualcitura” della carta di alluminio! Meno la spiegazzate, più otterrete un effetto concentrato: usandola così com’è, senza accartocciarla, avrete infatti a disposizione un vero e proprio specchio.
Utilizzando della pellicola colorata, poi, è possibile modificare anche l’equilibrio cromatico della scena (un po’ come se posizionassimo delle “gelatine” davanti alle lampade o ai flash quando scattiamo in studio). La carta di alluminio colorata è agevolmente reperibile in cartolerie ben fornite, o presso i rivenditori di materiali da imballaggio e per confezioni regalo (oppure anche on-line).
2. I diffusori
Desiderando invece un’illuminazione diretta, ma meno contrasta di quella solare, la soluzione ideale è rappresentata dal diffusore. In un precedente articolo abbiamo già accenato a questo genere di “aggeggio”, ma se preferite costruirvelo da voi, non c’è niente di più facile: fissate a una piccola intelaiatura, stile cornice, alcuni strati di tessuto molto leggero, tipo garza. Pronto.

Nello still-life ravvicinato, la "luce diffusa" è praticamente d'obbligo (campagna per Ori&Fiori di Milly de Maria - ph.: A. Lo Torto, 2005)
In ogni caso è possibile che sul campo la garza tenda ad impigliarsi un po’ ovunque (spine, rami di alberi, foglie un po’ acuminate, ecc), pertanto un buon sostituto è rappresentato dai fogli di carta lucida satinata, quelli che i ragazzini usano a scuola per “ricalcare” i disegni. Li trovate anche al supermercato.
3. Gli “schermi”
Un mio carissimo amico, nonché eccezionale interprete di macrofotografia a livello internazionale, mi diceva sempre che l’accessorio che più aveva usato nell’arco della sua lunga carriera non gli apparteneva neppure, bensì era di sua moglie: un normalissimo ombrello da pioggia, nero (!). John si serviva dell’ombrello semplicemente per schermare i raggi del sole, ombreggiando così il soggetto, su cui poi “rimandava” la luce usando un pannellino riflettente simile a quello di cui abbiamo appena parlato, fatto con la stagnola (e infatti anche questo trucchetto me l’ha insegnato lui). L’altro uso, importantissimo, che questo “mostro” ha sempre fatto dell’ombrello della moglie, è l’ombreggiatura dello sfondo. Eh sì… infatti, molto spesso, si è così presi dal soggetto che ci si scorda dello sfondo! Le alte luci sfocate che appaiono dietro al soggetto vengono di solito registrate come delle macchie di luce e, a volte, possono rovinare l’intera immagine. Un trucchetto può essere quello di controllare i bordi del mirino per individuare queste macchie. Se ne trovate qualcuna, “intercettate” con l’ombrello il raggio di luce che la crea. Sostenete l’ombrello appoggiandolo al terreno, oppure incastratelo fra i rami di un albero, o di un cespuglio. Ancora meglio se riuscite a portarvi dietro uno stativo, o un cavalletto…
I risultati ottenuti da John Shaw potete vederli in queste pagine. Si commentano da soli. Presto vedremo, grazie anche al suo prezioso aiuto, i segreti per macrofotografare in controluce sia in natura, che nello still-life ravvicinato.
A presto amici, ALT
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