Gli ultimi 5 segreti per fare il “salto di qualità”
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di Antonio Lo Torto
Oggi proseguiamo il nostro discorso sugli accorgimenti necessari se si vuole effettivamente trasformare il proprio hobby, quello della fotografia, in qualcosa di più… di più, insomma. La volta scorsa vi ho voluto dare alcuni consigli che hanno, bene o male, mutato il mio modo di affrontare quella che, con gli anni, sarebbe diventata la mia occupazione principale. Spero che anche questi cinque semplici suggerimenti possano esservi d’aiuto.
6. Chiedetevi sempre il perché
Non tutti sono “nella fotografia” per lo stesso motivo. I più, penso, ci sono perché la trovano piacevole, ma alcuni potrebbero avere ben altri scopi: diventare famosi, documentare un lavoro, passione per la storia, chissà? Altri ancora (pochi) potrebbero essere dotati di un dono particolare, essere degli artisti nati, bravi col pennello allo stesso modo che con la fotocamera e aver deciso di sfruttare le loro capacità per fare soldi… chi può dirlo!? Penso che ci siano tante motivazioni quante sono le persone che hanno a che fare con le macchine fotografiche.
Se un giorno provaste a chiedervi perché? (perché volete percorrere questa strada, c’è qualcos’altro che potreste fare meglio, ma a voi non interessa e preferite proseguire, ecc.) credo che capireste molte cose. Bisogna essere sinceri con sé stessi. Sempre. L’ho imparato a mie spese, ve lo assicuro. Non vi sto a raccontare la storia della mia vita perché penso che non sia proprio il caso, ma sono convinto che fare chiarezza su certi argomenti vi sarà d’aiuto ad ottenere un “punto di vista” migliore, anche quando scattate le vostre foto. La chiarezza consente di vedere meglio e ci permette di cogliere particolari che, nel caos, sarebbe impossibile notare. Ve lo assicuro.
Vediamo cosa dice Olivier Duong, autore della foto qui accanto, in merito alle sue motivazioni: “quando ho osservato questo ragazzo, in lui ho visto “una specie di eroe pronto ad affrontare la vita”. In realtà si trattava solo di un tipo che stava andando in spiaggia, ma le mie motivazioni, la fantasia in primo luogo, e la mia voglia di raccontare storie immaginarie, me lo hanno fatto vedere come il protagonista di un romanzo”.
Direi che ha chiarito il concetto alla perfezione.
7. Attrezzatura scarsa? Non importa
Se masticate un po’ di inglese, date un’occhiata a questo articolo. E’ la storia di un fotografo professionista che, a forza di vendere e comprare parti dell’attrezzatura, si è ritrovato con un mucchio di cose inutili, 1.000 dollari in meno e la consapevolezza che quanto di più tecnologico era riuscito a mettere insieme non avrebbe sicuramente migliorato il suo stile.
Spesso e volentieri un’attrezzatura scarna è un incentivo in più. Se l’uomo fosse stato in grado di volare, non avrebbe inventato gli aeroplani!
Non faccio sicuramente parte di quella schiera di fanatici che sostiene che un telefonino sia sufficiente (anche se, coi tempi che corrono, forse non siamo poi così lontani) ma sono sicuro che una reflex e un paio di lenti giuste (tra cui uno zoom luminoso) siano davvero più che sufficienti quando si va a caccia di immagini. Come abbiamo detto tante volte, se la lunghezza focale a disposizione non è quella giusta, spostiamoci! Avanziamo, arretriamo, a destra, a sinistra, sopra, sotto… ci aiuterà a trovare un punto di vista sicuramente migliore.
8. Studiate!
I “fondamentali” sono la base di tutto. Ho tenuto diversi workshop di fotografia in vita mia e, spesso e sovente, ho avuto a che fare con “studenti” che arrivavano attrezzati come dei professionisti: reflex da 3 mila euro, set di obiettivi di ogni tipo, ecc. Alla fine del primo giorno, in sede di revisione del lavoro svolto, penso di aver visto le più orrende mostruosità fotografiche di tutta la mia vita. Ho incontrato soggetti che scattavano rigorosamente in modalità manuale (perché “le priorità di tempi o di diaframmi non si addicono a un grande fotografo”… secondo loro!) e poi non conoscevano la tecniche basilari dell’esposizione o della messa a fuoco… deprimente! I giorni seguenti li ho dovuto impiegare a spiegare a questi “fotoamatori avanzati” i fondamentali di tutto: come una fotocamera valuta i parametri di esposizione, cosa significa coppia tempo/diaframma, come si mette a fuoco selettivamente e tanti altri “piccoli” argomenti che moltissimi danno per scontati, ma che invece non lo sono affatto!
Prima di spendere migliaia di euro in attrezzature da safari, imparate la tecnica di base! Basta leggere gli articoli pubblicati su questo blog, tanto per cominciare: scuola di fotografia. Molti manuali moderni di fotografia digitale insegnano a fare tante belle cose con il Photoshop, ma non dicono niente su come funziona una macchina fotografica. Se vogliamo diventare veramente degli esperti, dobbiamo capire come funzionano gli strumenti che abbiamo tra le mani. Non si scappa.
Non vi va? Non avete voglia di sforzarvi un attimino perché il manuale di uso della vostra fotocamera è palloso? Peggio per voi… Non sto dicendo che tutti debbano farlo: se uno si compra una macchina fotografica per fare qualche foto carina in vacanza, mica è obbligato a conoscere gli intimi segreti della “posa B”, o i meandri della compensazione espositiva. Ma chi ostenta sicumera, e vuole davvero fare il salto di qualità, si cosparga il capo di cenere e, in ginocchio, dimostri l’umiltà e l’intelligenza di voler imparare. Se non vuole farlo per conto proprio, almeno si iscriva a qualche corso BASE che gli consenta di padroneggiare gli attrezzi di lavoro come si deve… Non si nasce “imparati”. Prima di correre in Formula 1, bisogna almeno prendere la patente di guida.
9. Che differenza c’è tra “prendere” una foto e scattare una fotografia?
Scattare delle belle foto è sicuramente qualcosa che uno ha dentro. Tornando all’esempio della Formula 1: Schumacher si nasce, non c’è niente da fare. Per vincere 7 titoli del mondo bisogna certamente avere qualcosa in più degli altri, essere dei campioni fin dentro nel DNA. Ma tutti gli altri? Anche il peggiore dei piloti del circus, quello che non ha mai preso un punto, per arrivare dove è arrivato si è fatto un mazzo tanto. Ed è un grandissimo corridore automobilistico! Magari, con la macchina giusta e con la fortuna dalla sua avrebbe sicuramente dimostrato le sue doti di pilota, ma non importa; questi sono solo particolari. Ciò che voglio dire è che con la costanza e la determinazione si può sempre arrivare ad essere dei grandissimi piloti e a cogliere l’occasione di guidare una Formula 1. Non saremo mai dei campioni (di Schumacher ce n’è uno.. a proposito, speriamo che esca dal coma, prima o poi), ma guidatori eccezionali possiamo diventarlo tutti. Basta volerlo.
“Prendere” semplicemente una foto (taking a picture, in inglese) non è la stessa cosa di scattare una fotografia (making a picture). Se io “prendo una foto” non faccio altro che cercare di riprodurre ciò che ho davanti, senza particolari velleità interpretative. Mentre se voglio “scattare una fotografia” il desiderio è quello di far comprendere al mio pubblico (coloro che osserveranno l’immagine) qual era il mio punto di vista quando l’ho scattata. Quello che in quel momento vedevo io con i miei occhi… non so se mi sono spiegato.
La fotocamera è uno strumento potente per comunicare i nostri pensieri. Una sorta di bloc-notes su cui annotare le nostre impressioni. Guardate la foto qui sopra, scattata dal nostro amico Ferdinando (mi auguro con una macchina diversa dal solito “telefonino” che si porta dietro, comunque non importa..!): un punto di vista, un’inquadratura particolare, l’esposizione corretta, uno scatto azzeccato. Risultato: una bella immagine.
Pensate di avere tra le mani un pennello. Dipingete. E’ importante scattare delle foto, non semplicemente prenderle.
10. Impressionate!
Siamo arrivati alla fine. L’ultimo consiglio che voglio darvi è quello di “impressionare”. Mi spiego.
Una volta in America stavo guardando la televisione. A un certo punto, uno spot (negli USA trasmettono molti più spot che in Italia, un incubo! Perciò non lamentiamoci): una macchina di lusso percorreva una bella strada lungo la costa della Florida. Interni curati, sedili in pelle, climatizzatore. Dietro dei bambini sorridenti che accarezzavano un cane. Davanti i genitori; lei una bella donna, molto curata. Una voce in sottofondo elencava i pregi dell’autovettura: “controllo elettronico della trazione, computer di bordo, GPS, navigatore, ecc.”. Bella la vita! Che fila via liscia come quella famiglia perfetta della pubblicità. Tutto d’un tratto una curva, la macchina sbanda e si cappotta. Tutti morti. Era uno spot sulla sicurezza stradale, non quello di una casa automobilistica… ancora mi viene in mente, dopo tanti anni.
Avete capito cosa voglio dire? Uno spot costruito su un determinato percorso, che ti fa pensare che quello che stai guardando finirà come te lo aspetti, me lo sarei scordato quattro minuti dopo. E adesso vi starei parlando di un’altra cosa.
Spesso bisogna rompere gli schemi se vogliamo che si ricordino di noi…
A presto, ALT
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