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Alternative all’HDRI? Exposition Fusion. Un tutorial di Luca Fiorino | Club Fotografia

Alternative all’HDRI? Exposition Fusion. Un tutorial di Luca Fiorino

Introduzione di Antonio Lo Torto

Exposition Fusion (foto di Luca Fiorino)

Alcuni mesi fa sulle pagine di clubfotografia.com abbiamo trattato un argomento a nostro avviso particolarmente interessante: l’High Dynamic Range Imaging, meglio noto come HDRI.

Da più parti, però, l’utilizzo di questa tecnica viene ritenuto piuttosto “aggressivo” nei confronti dell’immagine e, a quanto pare, non risulta poi così apprezzato dal pubblico. Potete verificare la cosa digitando “HDR” su qualsiasi motore di ricerca, constatando di persona che i forums e i blogs che criticano l’applicazione di questa procedura di elaborazione digitale sono decine e decine – su nikonclubitalia.com, ad esempio, si può leggere: “colori scioccanti, pareti fosforescenti che dovrebbero essere scure, ombre da solleone desertico con cieli plumbei, insomma dove è andata a finire la ricerca dell’atmosfera equilibrata della scena che tanti grandi hanno inseguito e tutt’ora inseguono?“… e via discorrendo.

Personalmente, ritengo che l’HDR sia una tecnica molto stimolante, ma rendendomi conto di tutti i suoi limiti, ho deciso di guardarmi intorno, alla ricerca di qualcosa che mi consentisse di ottenere dei risultati altrettanto appaganti, ma decisamente meno penalizzanti. L’HDR, infatti, oltre a “snaturare” l’essenza stessa della fotografia (se applicato in modo massiccio trasforma le immagini in fotogrammi che sembrano usciti da un film di Harry Potter! Ricordate quando lo dicevo?), se la dimensione dei files non è piuttosto consistente, presenta il conto anche in termini di realismo e nitidezza, tanto da rendere le immagini impossibili da stampare su supporti di una certa importanza, in quanto affette da visibile perdita di dettaglio.

Per cui, scorrendo le foto postate dai nostri lettori sulla pagina di Facebook, mi sono imbattuto nell’interessantissimo lavoro di un ragazzo, Luca Fiorino, paladino di una tecnica nuova, meno aggressiva del famigerato HDRI, ma altrettanto efficiente in termini di risultati: l’Exposition Fusion. Pertanto lascio a lui la parola che, nelle righe che seguono, vi illustrerà per passi le modalità da applicare a un immagine se si decide di procedere in questa direzione.

Ringrazio Luca da parte di tutta la redazione di clubfotografia.com per aver messo a disposizione di tutti noi le sue conoscenze in merito. Risulteranno gradite a molti dei nostri lettori, specialmente a quelli di livello medio-avanzato.

 

Luca Fiorino è nato in Puglia il 1 maggio 1979. Attualmente vive e lavora in provincia di Vicenza, dove svolge la professione di ottico. E’ appassionato di fotografia, pittura ed elaborazione digitale delle immagini.

Exposition Fusion

di Luca Fiorino

Immagine n.1

La fusione delle esposizioni (Exsposition Fusion) è una tecnica fotografica che, come l’HDR, ha il compito di produrre una maggiore gamma dinamica nelle nostre immagini anche se, a differenza della prima, ha un approccio meno aggressivo. L’immagine risulta quindi più realistica, seppur si possano ottenere un vasto numero di dettagli tonali.

Come molti fotografi che usano le nuove tecnologie digitali sapranno, i sensori hanno una gamma dinamica che espressa in stop va in media dai 7 ai 9 diaframmi, la retina umana prevede una gamma dinamica che va ben oltre questo limite, il che determina in molte situazioni di forte contrasto una scelta obbligata nell’esposizione per evitare di bruciare le alte luci o bucare i neri.

Immagine n.2

L’EF deriva dall’idea semplice di creare più esposizioni mirate per poi fonderle in una unica immagine. Si possono utilizzare programmi che gestiscono automaticamente questo tipo di tecnica, ma il controllo tonale risulta impreciso. Cavalletto e cavo di scatto remoto garantiscono una ripresa delle immagini  che saranno perfettamente allineate, una volta scelto il diaframma con cui scattare – da f/11 a f/16 per garantire una profondità senza sfocatura – utilizzate l’esposizione spot e, se possedete un esposimetro esterno, ancora meglio perché vi consentirà la lettura della luce incidente, dopo aver cercato sulla scena da riprendere una zona di tono medio pari al grigio 18%, concentratevi su quelli che saranno i dettagli che vorrete evidenziare andando a misurare proprio su questi.

Effettuate una serie di scatti – consiglio di evitare il bracketing a forcella – infatti con una regolazione manuale garantirete il pieno controllo e potrete valutare se i dettagli nelle zone scelte sono esposti correttamente attraverso l’istogramma.

Immagine n.3

La fusione avviene in post-produzione: sovrapponiamo i livelli partendo da quello più sottoesposto – il perché deriva dal una valutazione fatta sulle opere degli artisti fiamminghi del XVII secolo, come Rubens o Vermeer.

Sovrapponiamo il primo fotogramma cercando le zone  da estrarre, applichiamo una maschera, con lo strumento pennello andiamo a rendere visibile la zona A , procediamo a fondere i due livelli per poi sovrapporne un altro e estrarre la zona B. La procedura dura per tutti i fotogrammi scelti, fino al totale raggiungimento della gamma tonale che avevamo previsto. La tecnica è applicabile naturalmente anche in  monocromia.

Nell’immagine n.1 del processo di post-produzione, le tre foto scattate: la prima esposta per i toni medi sul campanile, la seconda esposta per le luci del pontile, la terza esposta per le alte luci del cielo.

Immagine n.4

Nell’immagine n.2 è stata applicata la prima sovrapposizione dei  livelli, la prima foto esposta per il cielo e la seconda per il campanile. Creiamo una maschera sul livello campanile, utilizziamo il pennello nero e quello bianco per estrarre i toni del cielo. Come si può notare dall’immagine n.3, da questo scatto i toni del cielo che volevo che fossero drammatici si stanno evidenziando.

Immagine n.5

Se siete soddisfatti dei toni estratti possiamo passare alla sovrapposizione del secondo livello esposto sui toni del pontile (immagine n.4). Anche per questo livello utilizziamo lo stesso processo del primo estraendo le luci sulla zona scelta.

Terminata l’ estrazione della gamma tonale nelle zone dell’immagine che ci interessavano passiamo  alla fusione delle immagini, alla regolazione delle curve e dei livelli RGB, in questo caso è stata anche corretta l’ eccessiva distorsione dovuta all’ottica grandangolare utilizzata. Il risultato finale è una immagine con una vasta gamma tonale mirata e non eccessivamente spinta come il processo in HDR (immagine n.5).

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