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Le 10 regole base per fotografare gli alberi (illustrate da Alberto Clapis) | Club Fotografia

Le 10 regole base per fotografare gli alberi (illustrate da Alberto Clapis)

di Antonio Lo Torto

Foto: A. Clapis

Foto: A. Clapis

Non esiste fotografo, amatore o professionista, che in vita sua non abbia attraversato il “periodo dell’albero” (avevo un amico, appassionatissimo di fotografia che, partito per l’Inghilterra dopo la laurea, trascorreva le sue serate in un parco londinese a scattare sempre allo stesso platano. Pioggia, neve, sole, nebbia… penso che abbia ritratto quell’albero in tutti i modi possibili, per sei lunghi mesi. Una volta un poliziotto gli si è avvicinato e gli ha chiesto le generalità. Beh, l’avrei fatto anch’io!).

Gli alberi danno quel qualcosa in più alle immagini panoramiche, vengono sfruttati come sfondo nelle foto di moda e di per se stessi costituiscono un ottimo soggetto da ritrarre un po’ con tutte le focali.

Pensiamo, ad esempio, alle immagini naturalistiche ravvicinate del tronco e delle foglie, agli insetti che usano gli anfratti della corteccia come habitat o agli splendidi ricami disegnati dalle radici che fuoriescono dal terreno.

Quest’oggi voglio darvi qualche consiglio su come avvicinarvi alla fotografia degli alberi in maniera intelligente e sistematica, proponendovi una decina di suggerimenti da tenere sempre a mente.

Ringraziamo l’amico di clubfotografia.com Alberto Clapis di Biassono (MB) per molte delle immagini che accompagnano queste righe. Un vero esperto del “settore”….

Alberto è un bravo ragazzo di 42 anni, sposato con figli, che fotografa per passione. La fotocamera che utilizza nelle sue escursioni campali è una Canon EOS 550D dotata di zoom 18-55mm. Picasa è il programma di post-produzione di cui si serve e, se ci consente una piccola critica, potrebbe pure abusarne un po’ meno…

Oltre a quanto postato sulla nostra pagina Facebook, le sue opere sono visibili sul blog di sua realizzazione.

1. Il primo piano

Lo specchio d'acqua nelle foto boschive è sempre un particolare imprescindibile... (foto: A. Clapis)

Lo specchio d’acqua nelle foto boschive è sempre un particolare imprescindibile… (foto: A. Clapis)

Prima di buttarvi a capofitto dentro alla foresta, provate a girarci un po’ attorno. Fate due passi ai confini del bosco e osservate bene quali elementi compositivi potreste includere nell’immagine che possano avere un qualche interesse. Aggiungendo dettagli al primo piano è possibile conferire una maggiore “profondità” complessiva e, soprattutto, dare il giusto dimensionamento agli oggetti presenti sulla scena.

Se state fotografando un albero isolato (vedi sotto) cercate di seguire i consigli che abbiamo dato in merito alla Regola dei Terzi, posizionandolo nel terzo destro o sinistro dell’inquadratura orizzontale secondo i dettami della composizione aurea.

Volendo aggiungere al primo piano della vostra immagine un campo aperto (particolarmente efficace nel periodo invernale, sotto una coltre di neve), il consiglio che vi do è quello di includere, ove possibile, uno specchio d’acqua (un laghetto, o al limite anche una pozzanghera ghiacciata). Ciò aggiungerà un ulteriore elemento d’interesse alla composizione, consentendo di sfruttare i riflessi che si formano sulla superficie bagnata.

Il nostro Clapis, come potete vedere, ha perfettamente afferrato il concetto.

2. Le radici

"The roots at riverside" (fonte: Wikipedia.org)

“The roots at riverside” (fonte: Wikipedia.org)

Cercate di individuare gli eventuali “percorsi” creati dalle radici degli alberi, come quelli che si formano ai piedi dei faggi dopo un acquazzone.

Se desiderate ottenere una prospettiva un po’ insolita, dotatevi di un grandangolare piuttosto spinto o, addirittura di un fish-eye; in questo modo potrete “curvare” l’immagine a vostro piacimento, conferendole una struttura originale. L’aura verdeggiante complessiva, in primavera, verrà gentilmente offerta dalla cupola di fogliame sovrastante…

In caso individuaste un albero interessante a lato della trama di radici prescelta, provate a sfruttare quest’ultima nel tentativo di creare una specie di “cornice”.

Un ulteriore spunto interessante potrebbe essere quello di scovare attività entomologica tra le spire delle radici… chi è allettato all’idea dia un’occhiata qui.

3. Addentrandoci nella foresta…

Una volta tra le fronde i teleobiettivi sono gli strumenti più indicati quando si vuole conferire drammaticità alla scena. Infatti, proprio per peculiarità costruttive, riescono a comprimere i piani di messa a fuoco e avvicinano i soggetti che si trovano a distanze diverse. Se volete realizzare un’opera astratta accostando tronchi di specie differenti i tele sono la soluzione ideale.

Foto: A. Clapis

Foto: A. Clapis

Sempre a questo scopo, le giornate di cielo coperto sono un valido alleato: ammorbidiscono la luce e attenuano le ombre, fungendo da soft-box naturale (stesso discorso per le foschie di prima mattina). Quando ci troviamo di fronte ad alberi dal fusto piuttosto massiccio, infatti, c’è il rischio che le ombre create dal sole a picco si rivelino troppo marcate e, pertanto, l’esposizione risulti problematica. La luce diffusa ci leva questo pensiero.

Ovviamente, nel cuore del bosco, il treppiedi è obbligatorio.

4. Persone, edifici e altri soggetti

Se desiderate dimensionare i vostri soggetti, dotando gli osservatori di una scala di misura, cercate d’includere nell’inquadratura qualcosa di facilmente identificabile: una panchina, un piccolo edificio, una statua, al limite anche un soggetto umano. Ovviamente tenete conto del contrasto che questo potrebbe causare nella scena complessiva. Per evitare che se ne crei troppo, scegliete qualcosa i cui colori non siano troppo in disaccordo con i cromatismi naturali (solitamente piuttosto tenui).

Ecco il nostro Clapis! (foto: A. Clapis)

Ecco il nostro Clapis! (foto: A. Clapis)

Se vi trovate in un parco cittadino, provate a scattare qualche foto includendo le persone che passeggiano lungo i vialetti, quelle sedute sul prato, ecc. Soggetti di questo tipo potrebbero aggiungere qualche dettaglio interessante, magari facendo riflettere gli osservatori sul senso della vita (chi siamo? dove andiamo? mah…?!).

5. La corteccia

La trama specifica della corteccia di un albero è un soggetto davvero interessante in quanto risulta differente per ogni specie presente sulla Terra: da quella color grigio tenue tipica del faggio, a quella bianca e cadente della betulla; dal legno scuro e rugoso del pino, a quello liscio e argenteo del cedro. Provate un’inquadratura molto ravvicinata in modo da non includere nell’immagine i bordi del tronco e, nei limiti della luce presente sulla scena, chiudete il diaframma quanto più vi è possibile così da ottenere la massima nitidezza. Noterete che fotografando gli alberi la cui corteccia è particolarmente scura e spessa si riescono ad ottenere mirabili esempi di forma e trama. Ne abbiamo parlato qui.

Ah le betulle... mi son sempre piaciute (foto: A. Clapis)

Ah le betulle… mi son sempre piaciute (foto: A. Clapis)

Le textures ottenibili con le foto ravvicinate delle cortecce potrebbero risultarvi utili nelle composizioni “a tavolino” di altre immagini. Ma non facciamoci sentire da Nando Rondinelli…

Nota: se scattate con una fotocamera compatta, ricordatevi sempre d’impostare la modalità macro.

6. Le foglie

Dal tronco passate adesso ai rami dell’albero e concentratevi sulle foglie. Come per la corteccia anche per queste è possibile scattare fotografie molto ravvicinate e i discorsi fatti al punto precedente sono validi anche qui.

Una delle peculiarità fondamentali delle foglie è, naturalmente, la loro forma. Potete sbizzarrirvi: a cinque punte stile acero, a tre tipo platano, arrotondate, aghiformi, ecc. Partendo dalle venature centrali potete gradatamente ampliare il punto di vista fino a comprendere l’intera foglia nell’inquadratura.

Provate a fotografare le foglie controluce: i raggi del sole, attraversando il tessuto vegetale, renderanno i vostri soggetti piacevolmente brillanti. Tenete presente che la posizione ottimale per scattare prevede che la luce solare sia interamente schermata dalla foglia che volete riprendere; nel caso in cui qualche raggio “scappasse” oltre il bordo e andasse a colpire il sensore direttamente, l’esposimetro della fotocamera (anche il più sofisticato) finirebbe per andare sicuramente in tilt e sbaglierebbe inevitabilmente la misurazione. Il risultato? Una bella silhouette… ma questa è un’altra storia.

Decisamente pittorica (foto: A. Clapis)

Decisamente pittorica (foto: A. Clapis)

Cercate, quindi, di riparare l’obiettivo da eventuali luci parassite o con la mano, o utilizzando un comodo ed economico parasole. Per maggiori chiarimenti sull’argomento vedi qui.

La retroilluminazione risulta particolarmente efficace nel periodo autunnale, quando le foglie si tingono di giallo, rosso e arancione.

Ulteriori soggetti interessanti al pari delle foglie sono i fiori, i frutti e le bacche, per cui restano validi i suggerimenti appena esposti.

7. Il “cavaliere solitario”

Gli alberi solitari sono l’ideale punto di fuga (se mi è concessa la locuzione pittorica) nelle fotografie dei grandi spazi aperti.

Efficacissimi nello “spezzare” i vuoti orizzonti lunghi e piatti, questi “cavalieri solitari” si configurano anche come eccellenti termini di raffronto nella misurazione a occhio delle dimensioni e delle distanze.

Ricordatevi solo di mantenere “pulito” lo spazio intorno all’albero (non devono rientrarvi altri soggetti potenzialmente in grado di disturbare l’osservatore).

"Malham Single Tree" (courtesy of www.davidclapp.co.uk/)

“Malham Single Tree” (courtesy of www.davidclapp.co.uk/)

Le ampie distese verdi o fiorite, al pari dei cieli azzurri e tersi in secondo piano, sono lo scenario perfetto in cui inserire il vostro albero solitario conferendogli quel senso di ieratico distacco tanto più evidente, quanto più maestoso appare il vostro soggetto.

8. Punto di vista elevato

Un punto di vista elevato dal quale poter scattare le vostre foto potrebbe costituire un’originale alternativa alle solite immagini “boschive” che si vedono in giro.

L’ideale sarebbe uno di quei trabattelli con capanna utilizzati come rifugio dai cacciatori e dai birdwatchers, ma, in mancanza, anche una scaletta portatile su cui salire e riprendere i vostri alberi da una visuale differente rappresenta una valida soluzione. Lo ammetto, è uno bello sbattimento portarsi dietro una scala quando andate a passeggiare nel bosco, ma tutto dipende da quello che cercate nella vita…

Sempre a seconda del periodo dell’anno, collezioni di verdi lussureggianti o tonalità di gialli e marroni sfumati faranno certamente presa sul vostro pubblico. Provate magari a scattare da un punto elevato di una collina inquadrandone un’altra vicina e mantenendo un diaframma piuttosto chiuso. Il senso di nitidezza ottenuto garantirà l’eccellenza nel risultato finale. Parola di ALT.

9. Angolazioni differenti

Schiena a terra... (foto: A. Clapis)

Schiena a terra… (foto: A. Clapis)

Quello di fotografare uno stesso soggetto da punti di vista diversi è un discorso che non mi stancherò mai di ripetere. Spessissimo molti principianti si lamentano di ottenere scarsi risultati proprio a causa di questo motivo. Sapete come si dice a Milano? Moeves! Alzate le chiappe e spostatevi! Girate a destra, a sinistra, abbassatevi, allontanatevi e avvicinatevi a ciò che volete fotografare… i risultati arriveranno da soli.

Sovente, all’interno di alcune riserve naturali è possibile salire su strutture realizzate ad hoc per i visitatori che, a guisa di ponte, innalzano il punto di osservazione al di sopra delle cime degli alberi (me ne viene in mente una in California… comunque, senza andare necessariamente dall’altro capo del mondo, anche nel Parco del Ticino, a due passi da Milano, sono dotati di un ponteggio simile). Approfittatene.

Provate a scattare alla chioma, attraverso il fogliame, mettendo a fuoco in punti diversi (vicini o più lontani). Rami e foglie, come abbiamo detto, costituiscono la cornice ideale in grado di condurre l’occhio dell’osservatore verso altri soggetti più “importanti”.

Se siete dei tipi atletici potete pure provare ad arrampicarvi su qualche roccia o, al limite, sui primi rami di qualche albero del circondario (senza pretendere di scalare l’Everest ed evitando di spaccarvi la testa per piacere!).

L'effetto "caduta dei tronchi" in quest'immagine di P. Davison (courtesy of felipedelbosque.files.wordpress.com)

L’effetto “caduta dei tronchi” in quest’immagine di P. Davison (courtesy of felipedelbosque.files.wordpress.com)

Piegate le ginocchia e/o provate a sdraiarvi supini inquadrando la volta sopra di voi. L’azzurro del cielo e il verde della vegetazione si abbinano meravigliosamente. Specialmente quando l’angolo di campo è piuttosto esteso. Infatti, usando un grandangolare medio-spinto è possibile realizzare quell’effetto caduta dei tronchi tanto semplice, ma tanto spettacolare, che si vede in molte immagini naturalistiche.

10. Le stagioni

La stagionalità è un fattore chiave quando si parla di fotografia naturalistica. Catturare il mutamento cromatico del fogliame è un progetto interessante (abbastanza comune) che molti, armati di pazienza, buona volontà e treppiedi, possono intraprendere anche  dalla finestra della propria camera da letto. L’importante è mantenere sempre lo stesso punto di vista. Pertanto è d’obbligo segnarsi il punto di scatto e l’altezza di elevazione da terra che si è usata la prima volta.

La sequenza cangiante dello stesso albero (o del medesimo gruppo di alberi) fa sempre la sua figura: foglie verdi e vegetazione folta in estate; gialli, rossi e arancioni in autunno; il bianco dei rami innevati d’inverno; i boccioli primaverili… provare per credere. Come sempre.

Foto di D. Brinkley (courtesy of farm5.staticflickr.com)

Foto di D. Brinkley (courtesy of farm5.staticflickr.com)

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