10 immagini “alla sbarra”: le foto di montagna scattate da Tullio
Grazie all’incredibile disponibilita’ di un amico di clubfotografia.com, Tullio Zocchi, abbiamo deciso di selezionare alcuni suoi scatti realizzati in montagna allo scopo di commentarli insieme. In questi giorni stiamo parlando di come fare delle belle foto invernali (è il periodo più appropriato a quanto pare) ed uno sguardo alle “immagini innevate” che ci proponete è opportuno, oltrechè “didattico”.
Tullio ha dichiarato che, se vogliamo, possiamo anche “essere spietati” nel nostro giudizio, ma in tutta sincerita’, a parte qualche nota che evidenzieremo man, mano, riteniamo che non ci sia poi così tanto da obiettargli; il motivo principale e’ presto detto: la passione. Tullio non e’ un fotografo, bensi’ un financial controller che oggi vive e lavora in Francia, a Grenoble, e appena può trascorre il suo tempo libero sulle Alpi, il suo “habitat naturale”. Uno dei limiti più evidenti di alcune immagini, forse, è costituito secondo noi anche dall’attrezzatura a sua disposizione: probabilmente non gli ha concesso di ottenere quel “qualcosa in più” che certe fotografie avrebbero meritato. In ogni caso, lo ringraziamo di cuore, soprattutto per quello spirito critico e quell’umiltà che dovremmo avere tutti quando vogliamo imparare qualcosa che c’interessa. D’altronde l’intelligenza non penso che venga distribuita a caso…
Partirei a questo punto da questa serie di immagini del Cervino, una delle cime più fascinose dell’intero Arco Alpino. Tutti noi nella vita abbiamo visto almeno una volta un’immagine di questa montagna e la foto n.1 è sicuramente ciò che abbiamo visto: il “Cervino classico”, ripreso dal suo lato migliore; il Matterhorn dal versante svizzero. Guardate invece la foto n.2: decisamente meno efficace… la fotografia è sensazioni, spesso “filtrate” dal contesto culturale in cui siamo immersi e forse ancorate a “pregiudizi iconografici”; come in questo caso.
Comunque la vogliate vedere, il sottoscritto preferisce molto di più il primo dei due punti di vista che viene definitivamente consacrato con la foto n.3: un’inquadratura anticonformista per un’immagine classica. Voluta o meno, la ripresa orizzontale sbanalizza un fotografia che, altrimenti, sarebbe stata un cartolina come tante altre. E’ sicuramente una delle nostre foto preferite fra tutte quelle proposteci.
La prima fotografia del Monte Cervino ha però un problema evidente: l’esposizione. Come abbiamo spiegato nell’articolo “Sopra un manto… di pixels: come fare belle foto sulla neve“, nelle inquadrature con tanto bianco, gli esposimetri “vanno in palla” perché scambiano la neve per un soggetto grigio illuminato molto intensamente e pertanto impostano dei parametri di tempo e diaframma tali da rendere più buia tutta la scena! Tullio, avresti dovuto “aprire almeno di uno stop”… ok, la sottoesposizione complessiva ha reso il cielo blu molto più saturo, ma ha ingrigito parecchio la neve sul versante nord della montagna.
L’esposizione azzeccata è invece quella della foto n.4: una maggiore porzione di cielo ha fatto sì che la fotocamera non s’ingannasse più di tanto ed il suo processore, calcolando la media ponderata dei valori stimati, non ha trasformato in grigio il bianco della neve.
Problema analogo per le immagini n.5 e n.6. Sono delle bellissime foto: soggetto azzeccato, inquadratura, anche se un po’ troppo centrale va bene lo stesso, ma… sono buie! Orbene: io non so a quale ora del giorno siano state scattate, ma deduco fosse intorno alle quattro del pomeriggio di una giornata coperta… ?! Se avessi avuto un treppiedi (o una mano fermissima) avresti dovuto impostare un tempo di scatto più lungo! Soprattutto nella n.5, il diaframma che hai scelto va benissimo (più aperto avrebbe sfocato troppo lo sfondo), ma gli alberi congelati si meritavano tutta la luce che il padreterno gli stava dando in quel momento!
Una bella diagonale nell’immagine n.7: non male. Ma dimmi una cosa: che cosa volevi fotografare con la foto n.8? Manca un soggetto principale: è una pecca che lamentano tante immagini scattate da molte persone. Una decina di anni fa ho lavorato qualche tempo in un laboratorio Kodak Express di Milano (prima che scomparissero a causa del digitale) e ne ho viste di cotte e di crude! Comunque, uno dei problemi più evidenti delle foto fatte ai panorami che uscivano in automatico da quelle infernali macchine di sviluppo era proprio questo: una linea sull’orizzonte, qualche nuvola e tantissimi paesaggi montani o marini… vuoti.
Guardate invece che bella la foto n.9; notate la linea seguita dagli sciatori e i paletti segnaneve sul lato del fuoripista: sembra scendano in parallelo. Inoltre, il punto di ripresa scelto è ideale se si vuole far risaltare la possenza della montagna: omini piccoli un po’ in lontananza e massiccio sovrastante.
Sicuramente un filtro polarizzatore avrebbe penetrato in modo efficace quella brumetta presente un po’ in tutte le immagini. D’altra parte siamo qui per imparare … vedi: “Nebbia o foschia: filtri per attenuarla e Photoshop per crearla. 2 possibili soluzioni, “, ma sarebbe stato superfluo nella foto n.10 (bellissima! anche se un mezzo stop in più non avrebbe guastato…) in cui il sole si trova in una posizione di una quarantina di gradi rispetto al punto di ripresa. Presto parleremo dell’utilizzo ottimale di questo filtro. Bravo Tullietto e grazie (e non lo dico soltanto perché ci conosciamo da quarant’anni! :-), ci serviremo certamente ancora delle tue immagini nei prossimi articoli sulla fotografia in montagna.
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