Speciale di VICE Magazine: 10 donne fotografe che cambiano il modo di vedere il mondo
di Antonio Lo Torto
In fotografia, da sempre, le donne sono state celebrate per il loro ruolo di modelle, muse ispiratrici e quant’altro di “passivo” possa avere a che vedere con questo mondo.
“Quante donne fotografe siete in grado di citare? – si chiede la photo editor Elizabeth Renstrom nell’introduzione alla quindicesima edizione della fantastica rivista VICE Magazine – Sebbene le donne abbiano avuto un ruolo quasi sempre fondamentale in seno all’arte della fotografia sono poche quelle che si possono ricordare come vere e proprie protagoniste”.
E allora VICE Magazine dedica questo numero speciale esclusivamente alle donne, presentando 38 artiste selezionate tra talenti emergenti, prezzolate fotoreporter della Magnum e icone della fotografia contemporanea. I soggetti ritratti dalle fotografe sono tra i più svariati: dal Venezuela post Chavez ai particolari del trucco kitsch in stile anni ’50, ma tutti hanno una caratteristica in comune (oltre al fatto di essere stati riprese da donne): la pazienza necessaria ad ottenere lo scatto perfetto, quella fondamentale a superare secoli di misoginia nel mondo dell’arte e non solo.
“Le protagoniste di questo numero dimostrano che la pazienza in fotografia è molto di più che non semplicemente stare sedute ad aspettare – dice la Renstrom – E’ uno stato di consapevolezza, un’attenta valutazione nel discernimento tra l’irrilevante e il sublime.”
Qui sotto una rapida carrellata di 10 fotografe che mi sono piaciute in modo particolare
1. Carolyn Drake/Magnum Photos. Drake racconta la vita nella città di Vallejo, in California, un tempo fiorente città industriale, ma dal 2008 sede di una profonda crisi economica. Mentre le città adiacenti della Silicon Valley e di San Francisco sono più che mai icone di un futuro sempre più fiorente e tecnologico, a Vallejo il tempo si è fermato. Banali, colorate e spesso inquietanti, le foto della Drake catturano un aspetto quasi sconosciuto dello stile di vita californiano, da molti ritenuto l’apoteosi del benessere… ma non è così (io ho abitato in California e un po’ la conosco. Provare per credere).
2. Tamara Abdul Hadi. La Hadi documenta le diverse vite quotidiane delle minoranze etniche e dei migranti di tutto il mondo, coloro che vivono in mezzo alle complesse ramificazioni dei trasferimenti forzati e dell’abbandono da parte della comunità globale. Nella sua recente serie Fade to Black, racconta le comunità etiopi, eritree e sudanesi a Tel Aviv, catturando la nascita di una nuova vibrante cultura entro i confini di un’altra.
3. Gillian Wearing. Dal 1990 , la Wearing ha esplorato il concetto di repressione dell’identità legato al travestimento in ogni sua sfaccettatura (dal teatro al mondo dei transessuali). Di recente la fotografa ha provato ad esplorare l’effetto visivo ed emotivo insito nelle maschere, come in con questo suo auto-ritratto. Una ricerca molto interessante.
4. Jill Freedman. Da oltre 50 anni, la street photography della Freedman documenta gli uomini di New York visti attraverso gli occhi delle donne. Strippers, barmen, poliziotti, Freedman descrive gli uomini nei loro “habitat naturali”, catturando il buono, il brutto e il molto strano.
5. Izumi Miyazaki. Quando aveva 15 anni , Miyazaki si guadagnò grande seguito su Tumblr per i suoi autoritratti surrealisti, che si prendevano gioco degli stereotipi culturali giapponesi, al fine di far riflettere in modo scherzoso sull’influenza dell’ambiente sull’identità umana. Ora, a 18 anni, la giapponesina sta crescendo. Vertiginosamente…
6. Diana Zeyneb Alhindawi. Tra dicembre il 2013 e il gennaio 2014 Alhindawi si è recata nella Repubblica Democratica del Congo per documentare la fazione Kikuni appartenente alla Raia Mutomboki (RM) , un gruppo ribelle armato congolese antagonista delle milizie di etnia Hutu. La RM è composta da una serie di fazioni separate, occasionalmente in guerra tra di loro e accusate di aver commesso esattamente lo stesso tipo di atrocità che sarebbero tenute a prevenire.
7. Eva O’Leary. I ritratti della O’Leary rasentano il demenziale, rivelando come, da una certa prospettiva o in un determinato contesto, una persona può assomigliare a qualcuno di totalmente diverso, anche solo per un momento . La sua fotografia gioca con le identità e il travestimento, rivelando nel contempo la strana bellezza insita nel quotidiano.
8. Endia Beal. Nella serie “Sono io quella che stai cercando?” i soggetti della Beal sono giovani donne di pelle nera (afro-americane, creole o indiane) dall’elevato livello di scolarizzazione in procinto d’intraprendere la carriera lavorativa. La serie di ritratti indaga le implicazioni razziste relative al “look professionale ” necessario a queste ragazze per poter entrare nel mondo del lavoro che , molto spesso, significa semplicemente apparire come una donna di razza bianca.
9. Natalie Keyssar. Le foto della Keyssar documentano il Venezuela nel periodo di caos che ha seguito la morte di Hugo Chavez, nel 2013. Nel corso degli ultimi tre anni, la criminalità, la corruzione, la scarsità di risorse alimentari ed energetiche, l’inflazione galoppante e le disuguaglianze sociali hanno afflitto la coalizione socialista, di recente formazione, mettendo in pericolo quel sogno politico così vicino da essere realizzato.
10. Sue de Beer. La De Beer fa uso dei metodi di trucco popolari negli anni ’50 per creare bizzarri personaggi: lupi mannari effemminati, zombie e altre creature della notte. La fotografa, nata a Salem, Massachusetts , combina la sua predilezione per l’occulto con un certo gusto per il dramma fai da te.
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